“Chi lotta per i sogni non deve temere nulla” con Paolo Borrometi

Responsabilità, dedizione e coraggio. Sono le qualità incarnate da Paolo Borrometi, il giovane giornalista e scrittore di origini siciliane che da diversi anni ormai vive sotto scorta, a seguito di scomode inchieste che hanno puntato i riflettori sugli affari illeciti di numerosi clan mafiosi.

«Gli agenti della scorta sono le prime persone che vedo a inizio giornata e le ultime quando questa finisce» racconta apertamente Borrometi nello spazio virtuale del terzo appuntamento della IX edizione del Festival per la Legalità,«La vita è complessa e dura ma non va mai drammatizzata. Ho continuato a lottare, percorrendo la strada del giornalismo».

Borrometi sdegna qualsiasi etichetta che lo identifichi come «eroe o giornalista antimafia». Porta avanti il suo lavoro in nome della «funzione civile» assolta dal giornalismo che si declina in diverse accezioni quale ruolo chiave nella limitazione dei poteri e strumento di garanzia della trasparenza delle istituzioni. Un compito arduo cui, però, tiene fede, a scapito della sicurezza della sua persona.

Al momento Borrometi è protagonista come parte lesa in circa trenta processi in cui sono coinvolti una quarantina di imputati. Tant’è che spesso è stato ostracizzato dal sentimento di una fetta della collettività che invece di sostenere la sua battaglia volta al bene comune, si è malamente chiesta «Cosa ha fatto Borrometi per farsi aggredire?».

Se le mafie si atteggiano a «sistema di welfare che si vuole sostituire allo Stato», è più che necessario che «lo Stato faccia a maggior ragione lo Stato, togliendo i cittadini dalla disponibilità della mafia».

Si è conclusa così ieri sera, 13 luglio, la kermesse virtuale di Città Civile, sebbene Pasquale Vitagliano auspichi che entro l’anno sia possibile organizzare un appuntamento in presenza con nuovi ospiti di spessore.

«Le piattaforme web rappresentano degli strumenti virtuosi in condizioni d’emergenza che però non riescono a sostituire l’atmosfera che si crea con l’incontro fisico», afferma Vitagliano, presidente dell’Associazione Festival per la Legalità, che prosegue la sua opera di stimolo alla cittadinanza attiva, all’impegno e alla testimonianza.

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