È stata un’occasione di «ozio creativo» il primo incontro dell’XI edizione del “Festival per la Legalità” svoltosi martedì scorso, 18 ottobre, all’interno della cornice della Pinacoteca De Napoli. Il sociologo e docente universitario Domenico De Masi, infatti, impiega tale espressione per indicare la capacità di coniugare il lavoro con lo studio e il gioco: «un po’ si lavora, un po’ si studia, un po’ ci si diverte».
L’idea alla base del pensiero di De Masi è quella per cui dedicarsi alla cultura è uno dei rimedi salvifici per rendere le proprie giornate dense di contenuto, nelle ore in cui non si è impegnati con le mansioni lavorative. Un inno alla «multiattività» che, oltre a incrementare le attitudini personali di ciascuno, necessita di indirizzarsi al prossimo: l’altro, dunque, quale beneficiario delle azioni e dei sacrifici in virtù dell’insegnamento che la condivisione è fonte di ricchezza interiore.
Una vera e propria «lectio magistralis» che ha catalizzato l’attenzione dell’uditorio dall’inizio alla fine per quasi due ore di analisi critica sulle trasformazioni della società, focalizzandosi in particolar modo su quella industriale e post-industriale. Nel suo saggio “La felicità negata” (edizioni Einaudi), De Masi affronta l’infelicità attraverso i fattori causali che l’hanno scatenata a partire soprattutto dalle innovazioni del sistema taylorista e fordista nelle fabbriche.
«Non so personalmente come definire la felicità. La sua accezione è cambiata nei secoli a seconda dei periodi storici: ad esempio, al tempo dei latini essa consisteva nel “carpe diem”; col cristianesimo, invece, la felicità è ravvisabile solamente nell’eternità; durante il Rinascimento si recupera il senso del terreno», ha spiegato il professore nel corso di una piacevolissima dissertazione con uno stile limpido, preciso e lineare, «nel libro mi concentro sull’infelicità che in parte deriva da moti interni all’animo umano e in parte discende dalle mancanze sul piano esterno».
Alla domanda del pubblico se esista un rapporto tra felicità e politica, De Masi, uomo di sinistra, ha affermato quasi controcorrente di essere «contento» della svolta delle ultime elezioni politiche. «C’è una destra solida che costringerà la sinistra a divenire finalmente solida attraverso un lungo processo di studio, pensiero e comprensione dei propri doveri». Il barlume di speranza del sociologo è che le forze di sinistra sappiano trarre la giusta energia dalla sconfitta, affinché possa modellare una nuova identità in grado di empatizzare al meglio con le esigenze della popolazione.