Terlizzi. 7 Maggio 1993. Accadde un fatto clamoroso: l’esplosione di una autobomba – una Fiat Regata rubata – davanti al Palazzo di Città, con il ferimento del vigile De Sario che, insospettitosi, aveva provato ad aprire il veicolo. L’evento coinvolse anche due ragazzi di quindici anni, i quali furono trasportati in ospedale in stato di choc.
Antefatto. Il consiglio comunale di Terlizzi, il primo marzo del 1993, era stato sciolto per infiltrazioni mafiose dal prefetto di Bari da poco insediatosi, Corrado Catenacci. La giustificazione del provvedimento fu – ricorda “Repubblica” – che a Terlizzi «c’è chiaramente l’esistenza di un intreccio tra fenomeno criminale e vicende politiche cittadine». Un anno prima dallo scioglimento del consiglio comunale altri eventi criminosi avvenivano in città: un assessore aggredito per aver rifiutato una licenza ad un pregiudicato; l’auto del sindaco che salta in aria; come pure lo studio di un professionista e il garage di un vigile urbano che voleva solo fare il suo dovere.
In un articolo dell’8 maggio 1993 Carlo Vulpio sul Corriere della Sera descriveva così la nostra città: «La criminalita’ che sta soggiogando questa citta’ non e’ piu’ quella degli scippi e del racket, ma quella intrecciata ai politici del luogo, che, forti dei loro referenti regionali e nazionali, condividono mire e appetiti dei boss locali».
L’esplosione. Erano passate da tre minuti le otto quando si sfiorò la strage: una Regata rubata saltò in aria davanti all’ingresso del municipio. L’auto si trovava fin dalle quattro di mattina – parcheggiata in modo anomalo – in piazza IV Novembre. La cosa era parsa però sospetta a un vigile urbano di passaggio, Gioachino De Sario, di 41 anni, che ne aprì lo sportello dal lato del posto di guida – l’auto non era chiusa a chiave – e fu investito da una violenta esplosione che lo sbalzò via di molti metri.
L’esplosione fu causata da un meccanismo complicato e macchinoso, ma tristemente efficace: la portiera dell’auto era collegata al grilletto di un fucile da caccia da una corda che, sollecitata dalla tensione dell’apertura, aveva fatto partire un colpo e innescato l’esplosione.
La Città Reagisce. L’indomani ci fu una grande manifestazione spontanea di cittadini autoconvocatisi per ribellarsi al pericolo di derive mafiose. Partirono migliaia di cartoline postali dirette al Ministero dell’Interno, per sensibilizzare lo Stato ai rischi che correva Terlizzi. Molti giovani studenti scesero in Piazza. Promossero anche una petizione popolare diretta al Ministro dell’Interno, per chieder più presenza delle forze dell’ordine sul territorio.