L’associazione “È fatto giorno aps” dedica l’ultimo saluto al professor Domenico De Masi, scomparso alla venerabile età di ottantacinque anni nella giornata di sabato 9 settembre.
L’importante sociologo è stato un graditissimo ospite durante l’XI edizione del “Festival per la legalità”, quando il 18 ottobre 2022, all’interno di una gremita pinacoteca De Napoli, ha relazionato sul suo saggio “La felicità negata”.
Si ricorda con estremo piacere la corposa dissertazione, una vera e propria «lectio magistralis» sulle trasformazioni della società.
Accogliamo l’idea alla base del suo pensiero: dedicarsi alla cultura è uno dei rimedi salvifici per rendere le proprie giornate dense di contenuto nelle ore in cui non si è impegnati con le mansioni lavorative.
Chiusura del “Festival per la legalità” con l’impegno civico di Giuseppe Antoci e Paolo Borrometi
«Bisogna attivare la scelta, nel senso di scegliere da che parte stare» è la frase chiave del quarto incontro della dodicesima edizione del “Festival per la legalità” che lo scorso mercoledì, 28 giugno, ha visto interfacciarsi col pubblico due testimoni di legalità, di origine siciliana, fra i più scortati d’Italia: Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, e il giornalista d’inchiesta Paolo Borrometi. Ogni giorno fanno i conti col mettere a rischio la propria vita pur di contrastare a voce alta la mafia: nonostante gli attentati dai quali sono miracolosamente usciti indenni, affermano in maniera assertiva che «Noi non rallentiamo i nostri movimenti. Continuiamo a girare. Raccontiamo chi sono loro e chi siamo noi, non lasciandoci terrorizzare dal fare nomi e cognomi».
La missione di Antoci e Borrometi è quella di gettare semi di speranza, affinché possano crescere radici in un terreno di valori. «La mafia si batte con i valori e non soltanto con le manette». Centrale il sentimento di paura che appare quale altra faccia della medaglia del coraggio: Antoci e Borrometi condividono telefonate notturne in cui piangono, poiché si sentono reciprocamente accolti e capiti quando le intimidazioni si fanno feroci.
Borrometi spiega che ci sono tre modi per annientare l’esistenza di un uomo: attraverso le minacce, isolandolo con le diffamazioni e uccidendolo fisicamente. Se la morte fisica, però, avviene soltanto una volta, al contrario quella del proprio “io interiore” accompagna in ogni istante. «Un altro modo per morire è guardarsi allo specchio e sentirsi sporco. Il perno ruota intorno al “cosa vuoi fare di te stesso”», chiosa Antoci che con decisione asserisce che «Chi fa l’amministratore lo deve fare con la schiena dritta».
Per quanto siano importanti per il loro denso valore simbolico, le commemorazioni vanno supportate da azioni concrete grazie a valide normative. Il “Protocollo di legalità Antoci” ha valenza nazionale, poiché è stato inserito nel Codice Antimafia: la stesura del testo legislativo è costata cara ad Antoci, che ha visto sottoporre pure le sue figlie a importanti misure di sicurezza a tutela della loro integrità.
«La vera rivoluzione sta nel metterci la faccia, persino nell’estremo sacrificio», osserva Borrometi che, tuttavia, retoricamente chiede, «In questo Paese per fare il proprio dovere, bisogna per forza correre il rischio di venire ammazzati?». Si rende necessario, dunque, addestrarsi a «una coscienza che lotta». Le vittime dei morti di mafia sono assetate di verità e non di vendetta: vogliono comprendere gli oscuri meccanismi che hanno depistato dal giungere a risposte certe e incontrovertibili.
La vivace e combattiva verve di Antoci e Borrometi ha catalizzato l’attenzione del pubblico: è dirimente godere di «credibilità», cosicché anche l’uditorio possa maturare dentro di sé la consapevolezza di dover contribuire allo smascheramento dei sistemi anti-Stato e al miglioramento della società. «Se perdiamo pezzi di Paese, li regaliamo a loro. Facciamo parte di una grande squadra che è lo Stato».
Il dialogo è stato ulteriormente arricchito dall’intervento di Don Ciro Miele, teologo e giornalista, che si definisce un «prete volutamente fuori dalle righe». La sua dissertazione, effettivamente, è stata connotata da tratti innovativi: obiettività e spirito critico hanno colto aspetti delle condotte del clero non sempre in sintonia con i principi sbandierati.
«Occorre chiedere perdono per i peccati di omertà commessi dalla Chiesa. Talvolta il potere religioso ha utilizzato la paura per indurre alla sottomissione», evidenzia senza timore Don Ciro che annovera anche un’esperienza accademica come docente di teologia fondamentale ed ecumenismo.
Per Don Ciro diventa una prerogativa «riscoprire la bellezza dell’uomo e innamorarsi dell’umanità nella normalità della vita». Egli, peraltro, si sente «meno mosca bianca» grazie all’unica figura che, ad oggi, parrebbe essere quella più rivoluzionaria, Papa Francesco.
Comunicato “Amministratori sotto assedio”
Si concluderà mercoledì prossimo, 28 giugno, la XII edizione del “Festival per la legalità” con il quarto appuntamento dedicato ad “Amministratori sotto assedio”: ci si focalizzerà sulla crescente preoccupazione nei confronti delle istituzioni pubbliche che talvolta subiscono incursioni dalla criminalità organizzata.
L’associazione terlizzese “È fatto giorno aps” ha organizzato per il pubblico un incontro di alto taglio culturale attraverso l’analisi di questioni estremamente attuali. Nella sala conferenze della pinacoteca “Michele de Napoli” saranno ospiti figure di spessore che quotidianamente affrontano a testa alta le brutture mafiose, non lasciandosi intimidire da minacce o attentati perpetrati ai loro danni.
Il cuore pulsante per la legalità appartiene, innanzitutto, a Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, e autore del libro, insieme al giornalista Nuccio Anselmo, “La mafia dei pascoli. La grande truffa all’Europa e l’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi” (ed. Rubbettino). Con coraggio e determinazione, ha contrastato col supporto delle istituzioni le organizzazioni criminali che, con metodi apparentemente legali, sfruttavano a proprio vantaggio le leggi agricole e i contributi dell’Unione Europea, appropriandosi così di numerosi ettari di terreno. Con l’ausilio di specialisti, Antoci ha steso il “Protocollo di legalità”, confluito poi nel nuovo Codice Antimafia, volto a impedire, tra gli altri aspetti, l’uso di false autocertificazioni antimafia.
Non si sono fatte attendere le ritorsioni da parte dei clan che hanno comportato per Antoci la necessità di vivere sotto scorta. Le misure di protezione si sono rivelate necessarie anche per Paolo Borrometi, giornalista d’inchiesta e scrittore. Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2023, “Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana” (ed. Solferino), si può definire “amaro e coraggioso”, poiché si concentra sulle verità nascoste, i depistaggi e le connessioni tra la malavita e alcuni settori dello Stato italiano: dallo sbarco in Sicilia nel 1943 fino ai tempi moderni, con particolare attenzione al boss Matteo Messina Denaro, arrestato dai Carabinieri del Ros lo scorso marzo dopo trent’anni anni di latitanza.
Don Ciro Miele, infine, teologo e giornalista, condividerà la sua esperienza di ventotto anni di sacerdozio, discutendo del ruolo dell’etica e della morale nel contrastare l’influenza della mafia e della corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Attualmente opera a Caselvecchio, un paese di quasi duemila abitanti nell’entroterra foggiano.
L’evento, che comincerà dalle ore 19, sarà moderato dalla giornalista Cinzia Urbano.
L’iniziativa è stata promossa con il patrocinio sia del Comune di Terlizzi sia della Fondazione Vincenzo Casillo e realizzata con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
Rocco Scotellaro al centro della due giorni del “Festival per la legalità”
Nel doppio anniversario del centenario della sua nascita e del settantesimo anno della sua morte, la XII edizione del “Festival per la legalità” ha omaggiato con due eventi tra loro complementari la breve e intensa esistenza di Rocco Scotellaro, «mentore» dell’associazione “È fatto giorno aps”.
Il convegno in pinacoteca “Michele de Napoli” e la performance teatrale nella campagna “Alle S.E.R.R.E.” della cooperativa sociale Zorba hanno approfondito a tutto tondo la figura di un giovane uomo originario di Tricarico, piccolo paese della Basilicata, che condensava al proprio interno la figura dell’intellettuale, del politico e del letterato.
La due giorni scotellariana ha attratto nella platea curiosi e personalità di rilievo, giunti anche dall’hinterland di Ruvo, Andria, Bisceglie e Trani. Una sorta di «festa civile», dunque, con una immersione totale nelle attività e nei pensieri di Scotellaro che hanno consentito di apprezzarne gli alti valori e di catturarne lo stato di umiliazione che ha dovuto affrontare.
Marco Gatto, ricercatore di filologia all’università della Calabria, e Alessandra Pigliaru, giornalista de “Il Manifesto”, nella serata di sabato 17 giugno, hanno tentato di «ripoliticizzare» la persona di Scotellaro, ossia «ristoricizzarla», emancipandolo dall’icona del mero poeta-contadino per restituire la sua militanza in tutta la sua complessità. La ricostruzione della vita di Scotellaro ha subito negli anni alti e bassi, a momenti di studio sono seguiti periodi di oblio. Ad oggi, invece, attraverso visite nei diversi archivi italiani, ci si sta spendendo per un lavoro di sistematizzazione degli scritti ancora inediti e della numerosa corrispondenza con emblemi del Novecento.
Nato nel 1923 da Francesca Armento, scrivana e sarta, e Vincenzo Scotellaro, calzolaio, Rocco ha frequentato tre licei classici, a Matera, a Potenza, e a Trento. A vent’anni ha scritto il suo primo romanzo breve, “Uno si distrae al bivio”, mostrando tecniche di scrittura del modernismo europeo che aspiravano a dotarsi di una propria autonomia. A soli ventitré anni, nel 1946, Rocco da candidato del partito socialista di unità proletaria ha vinto le elezioni amministrative, così da indossare la fascia tricolore di Sindaco di Tricarico.
Con una comunicazione efficace ed efficiente, Marco Gatto, alla prima presentazione del suo saggio a Terlizzi – “Rocco Scotellaro e la questione meridionale. Letteratura, politica, inchiesta” (Carocci editore) – ha sottolineato come sia necessario scindere la vita di Scotellaro in due tronconi. Il primo è quello che precede la sua vita da amministratore tricaricese: il giovane Rocco si è formato negli anni del fascismo, avvicinandosi agli ideali delle strategie della Resistenza. Ad appena vent’anni era già un intelletttuale compiuto: quando nel 1942 è tornato a Tricarico dopo aver studiato fuori la Basilicata, segnato pure dalla scomparsa del padre, ha deciso di istituire un rapporto con le classi meno abbienti, accorciando la forbice tra il suo essere colto e le fasce disagiate, senza però incorrere nel populismo.
Scotellaro non è stato affatto uno sprovveduto, ma si è rivelato consapevole delle sue scelte che lo hanno condotto a interloquire con i poveri, gli oppressi e i contadini. «Gli intellettuali devono sedere al tavolo della storia, devono dare un contributo senza paternalismi. Anche le masse popolari hanno una loro cultura: gli intellettuali devono avere il ruolo di mediatori, permettendo l’ingresso dei contadini nella storia», è la riflessione di Gatto, il quale esalta in maniera obiettiva la capacità di ascolto di Scotellaro, la sua comprensione del fatto che ogni contadino è diverso dall’altro, «Il mondo contadino non è un blocco marmoreo, ma è una somma di identità. La risoluzione dei suoi problemi necessita di dedizione e non solamente di categorie poetiche».
Scotellaro si è cimentato in vere e proprie inchieste, volte alla comprensione dei luoghi che, a loro volta, sono diventati presupposti di autoverifica. «Stare dalla parte dei vinti. Le rivoluzioni si fanno per i morti. Rocco ha tentato di ricomporre l’estrema differenza geografica e fisica, distinguendo peraltro tra questione dei contadini e questione bracciantile».
Il secondo troncone della vita di Scotellaro è quello che va dal 1946 in poi, dal suo essere Sindaco, al carcere fino alla morte. Come primo cittadino, Rocco ha realizzato principalmente tre aspetti del suo programma politico: puntare all’alfabetizzazione radicale di tutti gli abitanti di Tricarico, istituire un consiglio di quartiere e preoccuparsi della sanità pubblica con la costruzione di un ospedale civile. Nel dopoguerra, infatti, si moriva sopratutto di malaria e tubercolosi e il nosocomio più vicino si trovava a Matera, a circa settanta chilometri.
Per la sua ottima conoscenza del greco, Scotellaro era soprannominato «il grecista di Tricarico». La massa popolare riconosceva in lui una personalità culturalmente elevata, ma non per questo il dialogo era negato. Scotellaro è riuscito a superare il luogo comune per cui l’intellettuale si circoscrive a una dimensione astratta che poco ha a che fare con la realtà concreta.
Nella quotidianità di Scotellaro è centrale il ruolo della mamma Francesca Armento con la quale si era instaurato un rapporto a tratti conflittuale. È stata una donna forte e acculturata rispetto al suo ambiente di estrazione: da scrivana, scriveva con altruismo per gli altri, cioè per far comunicare i compaesani con i cari partiti in guerra o i lavoratori nelle miniere. Lo stretto legame tra madre e figlio è stato ben sviscerato nello spettacolo teatrale “Rocco Scotellaro – Sulla mia terrazza il cielo era immenso”: titolo estratto dal romanzo di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”.
La pièce è stata già portata in scena anche ad agosto 2022 ad Aliano, nei pressi della casa di Levi, durante una delle giornate del “Festival della paesologia” del poeta Franco Arminio. «Attraverso la performance di Fracesco Siliberto, nelle vesti di Rocco Scotellaro, e di Roberta Marini, nei panni della madre Francesca Armento, abbiamo cercato di rimettere al centro dell’attenzione la questione meriodinale, in modo da attualizzare le tematiche e ambire al riscatto del Sud», commenta Diego A. Dantes che si è occupato della stesura dei testi sotto la regia di Antonio Duma.
Per trasmettere lo spirito coraggioso di Rocco e il dolore inaffievolibile della madre per aver perso il figlio a soli trent’anni, sono stati letti in fase di preparazione una ventina di libri, da cui si è evinta una corposa produzione nella letteratura, inchiesta, saggistica e diaristica. «Rocco era buono, bravo, caritatevole. Tutto il popolo l’ha pianto. Lui è andato a godere l’altro mondo», è uno stralcio del soliloquio dell’attrice nell’interpretare Francesca Armento.
Dopo aver patito quarantacinque giorni di carcere per i reati di truffa, corruzione e associazione a delinquere, Rocco Scotellaro è stato assolto con formula piena per l’infondatezza dei capi d’accusa. Anche nella sua relazione con i detenuti, ha svolto il ruolo di «mediatore», cogliendo a pieno l’umanità che si cela dietro ogni misfatto. La detenzione ha segnato la vita di Rocco: si è allontanato dalla vita politica, non rinunciando però all’essere solidale verso chi viene abbandonato nelle retrovie.
Stroncato da un infarto, Scotellaro non ha potuto portare a termine le sue opere di scrittura, non riuscendo nemmeno a esprimere tutto il restante potenziale che aveva da offrire. Ad oggi, lo si ricorda anche per aver reinterpretato il tema della «subalternità del Meridione». Lo evidenzia Pasquale Vitagliano, presidente di “È fatto giorno aps”, «L’insegnamento è riscoprire l’identità meridionale, con l’auspicio di uscire dal provincialismo e dal sentirsi subalterni. Noi del Meridione possiamo fare rete».
Un omaggio è stato rivolto da Lina Scotellaro, nipote di Rocco, che è intervenuta con una telefonata nel corso del Festival. «Capiterà l’occasione di venire a Terlizzi per salutare tutti gli amici che si ispirano a mio zio. Mia nonna Francesca è stata una donna meravigliosa: grazie a lei siamo cresciuti con le idee di zio Rocco che sono tuttora attuali. L’abbiamo sempre ricordato come “una grande pulce rossa”, per il colore dei suoi capelli».
Comunicato Spettacolo “Sulla mia terrazza il cielo era immenso”
“Rocco Scotellaro – Sulla mia terrazza il cielo era immenso”
Scritto da Diego Dantes
Con Roberta Marini e Francesco Siliberto
Regia di Antonio Duma
Una produzione We Lab con Teatro Dantès – Art Factory
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Nel dopoguerra Rocco Scotellaro vide nel Partito Socialista Italiano il mezzo ideale per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. Partecipò attivamente all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti e fu tra i maggiori promotori della riforma agraria del Sud e in modo particolare della Basilicata.
Questa storia è cristallizzata nel lavoro puntuale di Diego Dantes, in cui viene a galla la personalità e le battaglie portate avanti dal politico, scrittore e poeta Rocco Scotellaro.
Scotellaro fu anche profondo conoscitore delle problematiche del mondo contadino della Puglia.
Questo lavoro ci restituisce tutta la passione, la forza e la dedizione di un uomo verso la classe contadina che aspettava da troppo tempo quelle riforme promesse e mai realizzate fino ad allora.
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Seguirà dibattito post spettacolo con:
– Pasquale Vitagliano
– Diego Dantes
Appuntamento per Domenica 18 Giugno 2023, ore 19.00, presso Alle SERRE ( posizione https://goo.gl/maps/LTuSXTZmX3PKPBwM7 )
Ingresso gratuito.
Iniziativa promossa nell’ambito della XII Edizione del Festival per la Legalità “Leggere i Diritti”, con il Patrocinio del Comune di Terlizzi, il Patrocinio di Fondazione Vincenzo Casillo e realizzato con i fondi Otto per Mille Valdese .
Comunicato “Rocco Scotellaro e la questione meridionale. Letteratura, politica, inchiesta”
Dopo aver dedicato l’appuntamento di apertura della dodicesima edizione del 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚𝐥 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ a un impegnativo approfondimento sulla strage mafiosa di Pizzolungo, commessa nel 1985 per mano di Cosa Nostra, questo sabato 17 giugno, invece, si affronterà il focus su Rocco Scotellaro attraverso la presentazione del libro “𝑹𝒐𝒄𝒄𝒐 𝑺𝒄𝒐𝒕𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒆𝒓𝒊𝒅𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆. 𝑳𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂, 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂, 𝒊𝒏𝒄𝒉𝒊𝒆𝒔𝒕𝒂” (Carocci editore).
Il secondo incontro si soffermerà, dunque, sulla figura del sindaco socialista di Tricarico nel dopoguerra, il quale è stato detenuto in carcere per quarantaquattro giorni per reati, come è stato poi accertato, mai compiuti. Nel settembre 2021, nel corso del decimo anniversario del Festival, l’associazione “È fatto giorno aps” ha consegnato simbolicamente a Rocco Scotellaro la targa “Eroi borghesi” per il coraggio maturato durante la sua breve vita nell’affrontare le difficoltà all’insegna di nobili ideali: è scomparso, infatti, prematuramente nel 1953 a soli trent’anni.
L’evento si svolgerà in pinacoteca “Michele de Napoli” a partire dalle ore 19. Saranno ospiti 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐆𝐚𝐭𝐭𝐨, ricercatore presso il Dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria, nonché autore del libro sopracitato, e 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐏𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐮, giornalista de “Il Manifesto”. Introdurrà la serata 𝐃𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐢, componente dell’associazione terlizzese.
L’iniziativa è promossa dall’Associazione É FATTO GIORNO APS con i patrocini del Comune di Terlizzi e della fondazione “Vincenzo Casillo” e realizzata con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
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Illustrazione digitale di Asia Cipolloni, 2023, diplomata al Liceo artistico Volta di Pavia
Nino De Sario, Testimone di Legalità
Un momento di commemorazione è stato dedicato al vigile urbano Nino De Sario nel corso del primo appuntamento della dodicesima edizione del Festival per la legalità, venerdì 9 giugno scorso.
Scomparso all’età di settant’anni lo scorso 20 agosto 2022, De Sario rimase ferito il 7 maggio 1993, quando venne fatta esplodere un’autobomba davanti a Palazzo di Città a Terlizzi, in piazza IV Novembre.
Durante l’incontro incentrato sulla strage mafiosa di Pizzolungo del 1985, l’associazione “È fatto giorno aps” ha celebrato la memoria del compianto cittadino, dall’animo onesto e nobile, insieme a sua moglie Lia Grassi: «Sono onorata di essere stata invitata a presenziare. Nino ha sempre avuto la divisa nel cuore. È stato un galantuomo con un animo generoso e leale», è stato il pensiero di Lia, visibilmente emozionata.
La Strage di Pizzolungo raccontata da Margherita Asta e Carlo Palermo
Sono trascorsi trentotto anni dalla strage mafiosa di Pizzolungo, nel trapanese, ma il racconto di Margherita Asta e Carlo Palermo rimane toccante, mentre lasciano scivolare lacrime di commozione. Il primo appuntamento del “Festival per la legalità” di venerdì 9 giugno ha cercato di scandagliare l’attentato dinamitardo attraverso un’analisi dei fatti pubblici e privati sotto la lente di un’atroce sofferenza con la quale si convive ogni giorno.
Margherita Asta ha perso tragicamente a dieci anni la mamma trentenne Barbara Rizzo e i suoi fratellini di sei anni, Giuseppe e Salvatore, perché per una fatalità la vettura sulla quale viaggiavano si è frapposta fra quella in cui era presente il magistrato Carlo Palermo e l’autobomba. «So che mamma e i gemellini Giuseppe e Salvatore sono morti in un istante. Col tempo ho cercato di dare un senso al dolore che continuo a provare incessantemente: accogliere questo dolore significa avere un motivo per sopravvivere e andare avanti».
Le parole di Asta sono una fitta al cuore. «Qualcuno deve pur salvaguardare la storia e la memoria. Quella di Pizzolungo è una strage che non viene ricordata. Ci si è dimenticati di citarla finanche quando è stato arrestato lo scorso marzo Matteo Messina Denaro». Risulta, dunque, difficile mantenere i riflettori accesi su una vicenda così drammatica, sfuggendo i motivi di una tale marginalizzazione.
Asta ha trovato un modo per elaborare il suo dramma confluendo le energie in Libera, l’associazione contro le mafie, come referente del settore “Memoria” per l’area italiana centro nord. Fare testimonianza è espressione di un senso del dovere verso la collettività, nonché una modalità terapeutica per non chiudersi in se stessa e riflettere sul perché lei, per pura casualità, sia rimasta in vita, non avendo accompagnato la mamma quel maledetto 2 aprile 1985.
I destini di Margherita Asta e Carlo Palermo sono, dunque, uniti indissolubilmente da quasi quarant’anni. Poco più che bambina, Asta provava molta rabbia verso l’allora pubblico ministero, individuando in lui la causa della distruzione della sua famiglia; con la maturità, ha compreso che Palermo fa i conti con un pesante senso di colpa. Camminano insieme per la ricerca della verità. «Deve essere ancora più devastante del morire per Palermo convivere con quelle immagini indelebili che gli scorrono continuamente davanti agli occhi».
«Minacce inenarrabili». Carlo Palermo, per via delle sue indagini sul traffico di droga e di armi, è stato bersaglio di Cosa Nostra: fallito l’attentato nei suoi confronti, la mafia siciliana ha continuato a perseguitarlo. Le misure di scorta sono state tra le più numerose possibili, capitando raramente che un magistrato sia sopravvissuto a una strage.
Nonostante tutto, per Palermo, comprendere gli intricati meccanismi resta un obiettivo da conseguire sino alla fine. L’essere sfuggito alla morte di Pizzolungo ha comunque segnato un drastico cambio di esistenza. Svestiti i panni del magistrato e indossati quelli dell’avvocato e del politico, Palermo ha cominciato a indagare in veste privata, con maggiori ostacoli da affrontare, non potendo contare su una serie di strumenti di lavoro che sono destinati ai magistrati.
Sembra che il sistema voglia mettere a tacere la voce di Palermo e le sue ricostruzioni che individuano un direttorio internazionale in cui confluiscono la mafia, la massoneria e i servizi segreti. «La strage di Pizzolungo è dimenticata volontariamente, perché le mie tesi sostengono qualcosa in più, come una matrice superiore massonica che si incentra sulla segretezza del rapporto», commenta Palermo, in una voce tendenzialmente ferma che governa un dilaniato foro interiore, «I magistrati oggi continuano a lavorare su determinate ipotesi di reato: per loro è difficile discostarsi dall’impostazione tradizionale allargando gli orizzonti a confini di più ampio respiro nazionale e internazionale».
All’esito di molteplici processi su Pizzolungo, risultano condannati in via definitiva i mandanti, ma gli esecutori materiali sono stati assolti. Ad oggi, dunque, sono a piede libero. Palermo persevera nelle sue opere di raccolta di documenti e di studio per interpretare i collegamenti tra le varie vicende del passato che si ripercuotono nel presente. Il suo impegno è volto a pretendere un atto di scioglimento della loggia massonica da parte di una politica sinora inerte.
«Chiedere di scrivere il diritto alla verità» è l’appello di Daniela Marcone, vicepresidente di Libera, segnata anche lei dall’omicidio di suo padre Francesco, ammazzato da un gruppo di colletti bianchi appartenenti alla criminalità foggiana. Anche in questo caso, purtroppo le indagini si sono concluse con un nulla di fatto, sfociate in archiviazione. «Conosco solamente dei pezzi sulla morte di mio padre, ma mai mi sarei immaginata di dover lottare per ottenere giustizia».
È speciale il rapporto di Marcone con Asta, trovandosi a condividere la memoria dei loro familiari. «Io sopravvivo al dolore di una sola persona, Margherita a quello di tre. Mi sono sempre domandata come sia possibile gestire tutto questo patema», si apre col pubblico Marcone, «Con Margherita passiamo dalle lacrime alle risate. La dimensione umana è totale. Pensavo che Margerita fosse lacerata da una rabbia monopolizzante e invece il suo senso di umanità è stemperato dalla speranza e mai dalla rassegnazione».
L’assassinio rientra tra i «fatti umani»: chi ha ucciso è un uomo, non un mostro. Proprio per questo «non si può parlare di perdono, bensì di umanità, per la quale chiedo verità», conclude Daniela Marcone.
Comunicato “Dove tutto è cominciato: la Strage di Pizzolungo”
Taglio del nastro questa sera, venerdì 9 giugno, per la XII edizione del “Festival per la legalità” dell’associazione “È fatto giorno aps”. “Dove tutto è cominciato: la Strage di Pizzolungo” è la tematica dell’incontro che si terrà, a partire dalle ore 19, all’interno della pinacoteca “Michele de Napoli”.
Pizzolungo è una frazione del Comune di Erice nel trapanese, dove il 2 aprile 1985 si è consumato un attentato orchestrato da Cosa Nostra volto a colpire il magistrato Carlo Palermo: quest’ultimo rimase ferito, poiché al momento dell’esplosione dell’autobomba, la sua auto stava superando una vettura su cui si trovavano Barbara Rizzo di soli trent’anni e i suoi due piccoli gemelli, Salvatore e Giuseppe Asta. Mamma e bambini morirono immediatamente dilaniati, dal momento che il loro veicolo si frappose fra quello scortato del magistrato e l’altro fatto saltare in aria.
Si discorrerà, dunque, di quello che può essere simbolicamente indicato come il primo massacro che diede il via al periodo stragista mafioso, per poi analizzare quali sono gli scenari attuali in un intreccio tra mafia, massoneria, politica e oligarchie finanziarie.
Interverranno in un appuntamento davvero denso, dal punto di vista contenutistico ed emotivo, ben tre figure che hanno fatto della lotta alla mafia la ragione principale di vita: Margherita Asta, figlia di Barbara Rizzo e sorella dei fratellini, funzionario giudiziario presso il Tribunale di Parma, nonché referente del settore “Memoria” di Libera per l’area centro-nord; Daniela Marcone, familiare di vittima di mafia, vicepresidente di Libera e referente del settore “Memoria”; in collegamento web Carlo Palermo, magistrato e poi avvocato, nonché politico, bersaglio dell’attentato mafioso di Pizzolungo. Modererà l’incontro la giornalista Cinzia Urbano, affiancata nella conduzione da Pasquale Vitagliano, presidente dell’associazione “È fatto giorno aps”.
Nel corso dell’evento, un momento di commemorazione sarà dedicato al vigile urbano Nino De Sario: scomparso all’età di settant’anni lo scorso 20 agosto 2022, De Sario rimase ferito il 7 maggio 1993, quando venne fatta esplodere un’autobomba davanti a Palazzo di Città a Terlizzi, in piazza IV Novembre. Sarà celebrata la memoria del compianto cittadino, dall’animo onesto e nobile, insieme a sua moglie Lia Grassi.
Iniziativa promossa nell’ambito della XII Edizione del Festival per la Legalità “Leggere i Diritti”, con il Patrocinio del Comune di Terlizzi, il Patrocinio di Fondazione Vincenzo Casillo e realizzato con i fondi Otto per Mille Valdese
12. Leggere i Diritti
Con ben quattro appuntamenti nel mese di giugno, giunge alla sua dodicesima edizione il 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗟𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ dell’associazione “𝗘̀ 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗔𝗽𝘀”. Tre convegni e uno spettacolo teatrale riempiranno il cartellone che si incentra sulla tematica di “𝙇𝙚𝙜𝙜𝙚𝙧𝙚 𝙞 𝙙𝙞𝙧𝙞𝙩𝙩𝙞”.
Si comincia venerdì 9 giugno, a partire dalle ore 19 in pinacoteca “Michele de Napoli”, con un approfondimento su “𝑫𝒐𝒗𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒆̀ 𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐: 𝒍𝒂 𝑺𝒕𝒓𝒂𝒈𝒆 𝒅𝒊 𝑷𝒊𝒛𝒛𝒐𝒍𝒖𝒏𝒈𝒐”. Quattro gli ospiti della serata: 𝗠𝗮𝗿𝗴𝗵𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝗔𝘀𝘁𝗮, familiare di vittime di mafia della strage di Pizzolungo, nonché referente del settore “Memoria” di Libera per l’area centro-nord; 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹𝗮 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼𝗻𝗲, vicepresidente di Libera e referente del settore “Memoria”; 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗮, magistrato; infine, 𝗖𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼 avvocato ed ex magistrato, autore del libro “La Bestia” (ed. Sperling & Kupfer). Modererà la giornalista 𝗖𝗶𝗻𝘇𝗶𝗮 𝗨𝗿𝗯𝗮𝗻𝗼.
Sabato 17 giugno, invece, all’interno della pinacoteca, dalle ore 19, si affronterà il focus su Rocco Scotellaro attraverso la presentazione del libro “𝑹𝒐𝒄𝒄𝒐 𝑺𝒄𝒐𝒕𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒆𝒓𝒊𝒅𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆” . Letteratura, politica, inchiesta” (Carocci editore). Sarà ospite 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐆𝐚𝐭𝐭𝐨, ricercatore presso il Dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria, nonché autore dell’opera. Dialogherà con lo scrittore 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐏𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐮, giornalista de “Il Manifesto”. L’evento sarà allietato da un reading poetico.
Un ulteriore incontro su Rocco Scotellaro è previsto con lo spettacolo teatrale di domenica 18 giugno che sarà messo in scena nello spazio di “alle S.E.R.R.E.”, a partire dalle ore 19.30. Dal titolo “𝑹𝒐𝒄𝒄𝒐 𝑺𝒄𝒐𝒕𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒐 – 𝑺𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂𝒛𝒛𝒂 𝒊𝒍 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐 𝒆𝒓𝒂 𝒊𝒎𝒎𝒆𝒏𝒔𝒐”. A cura di Teatro Dantès – Art Factory. La pièce è stata scritta da 𝐃𝐢𝐞𝐠𝐨 𝐀. 𝐃𝐚𝐧𝐭𝐞𝐬, con regia di 𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐢𝐨 𝐃𝐮𝐦𝐚 e interpretazione di 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧𝐢 e 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐨 𝐒𝐢𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨.
La rassegna di eventi si concluderà con una riflessione condivisa su “𝗔𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗲𝗱𝗶𝗼”, mercoledì 28 giugno, alle ore 19.00, nella sala conferenza della pinacoteca “de Napoli”. Interverranno tre figure di spessore: 𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗰𝗶, già presidente del Parco dei Nebrodi oltre che co-autore del libro “La mafia dei pascoli” (Rubbettino editore); 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗕𝗼𝗿𝗿𝗼𝗺𝗲𝘁𝗶, giornalista e scrittore, autore del libro “Traditori” (Solferino editore); 𝗗𝗼𝗻 𝗖𝗶𝗿𝗼 𝗠𝗶𝗲𝗹𝗲, teologo e giornalista. Modererà 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗩𝗶𝗻𝗼, docente e scrittore.
A trent’anni dall’autobomba. Terlizzi come stai?
Il ricordo e la memoria del tragico evento che ha funestato la recente storia della nostra città vuole farsi anche impegno e ricerca per cercare di capire come e quanto sia cambiato il fenomeno criminale in questo tempo.
Infatti è stato nostro ospite il dott. Francesco Giannella, Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, che ha dialogato col dott. Piero Ricci, giornalista e Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Puglia.
“La resistenza delle donne”: Benedetta Tobagi presenta il suo ultimo libro
In occasione della XIX Settimana di azione contro il razzismo, promossa per favorire e promuovere iniziative per contrastare le disuguaglianze e prevenire le discriminazioni, l’Associazione É FATTO GIORNO APS ha promosso la presentazione del libro “LA RESISTENZA DELLE DONNE” di Benedetta Tobagi: giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica italiana.
La storia delle donne italiane ha nella Resistenza e nell’esperienza della guerra partigiana uno dei suoi punti nodali, forse il piú importante. Benedetta Tobagi la ricostruisce facendo ricorso a tutti i suoi talenti: quello di storica, di intellettuale civile, di scrittrice.
Le donne furono protagoniste della Resistenza: prestando assistenza, combattendo in prima persona, rischiando la vita. Una «metà della Storia» a lungo silenziata a cui Benedetta Tobagi ridà voce e volto, a partire dalle fotografie raccolte in decine di archivi. Ne viene fuori un inedito album di famiglia della Repubblica, in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate, o sminuite: le pagine che vedono protagoniste le donne.
L’iniziativa si inserisce altresì all’interno della programmazione del Comune di Terlizzi “L’OTTO MARZO OGNI GIORNO” e le iniziative del Programma “SARA’ PRIMAVERA, Terlizzi e i suoi fiori, del Partigiano” in occasione della 79° Anniversario dell’eccidio alle Cave Ardeatine.
L’iniziativa è promossa con Anpi Terlizzi e il Patrocinio del Comune di Terlizzi.
XIX Settimana contro il Razzismo
É FATTO GIORNO APS aderisce alla XIX Settimana di azione contro il razzismo (dal 20 al 26 marzo 2023), con l’iniziativa “Poesie Contro le Discriminazioni” patrocinata dal Comune di Terlizzi.
Riproponiamo scritti, editi e non, pubblicati da scrittori e poeti sensibili al tema delle disuguaglianze, già protagonisti dell’edizione del 2022.
Ogni giorno un pezzo diverso, per sensibilizzare, promuovere la lettura. Pochi secondi per riflettere, fermarsi, ri-orientarsi come cittadino che può e deve fare la propria parte per la tutela di tutti e il contrasto ad ogni forma di discriminazione.
Convegno sulle Politiche Migratorie
“Il destino di tutti è nelle mani di tutti”. È con questa premessa che nella giornata del 28 Novembre, all’interno della Pinacoteca “De Napoli”, si è svolto il Convegno finale dell’ XI edizione del “Festival per la legalità” sul tema “Migranti e Migrazioni”, in collaborazione con Caritas Diocesana, moderato dal docente Francesco Vino.
Si tratta di un’ iniziativa, introdotta da Pasquale Vitagliano, poeta e critico letterario, che affronta il fenomeno dei flussi migratori e la gestione degli stessi, attraverso politiche che coniugano l’accoglienza e l’integrazione con l’azione di contrasto all’immigrazione irregolare.
«Non si può più parlare di immigrazione come un problema. Bisogna sfatare il mito secondo cui il migrante sia sinonimo di affievolimento di diritti e tutele. È necessario mettere in campo tutte le risorse, private e pubbliche, per ridare voce a persone che chiedono il rispetto e il riconoscimento della propria dignità e dei propri servizi». sostiene Edgardo Bisceglia, Responsabile Caritas Cittadina, mediante un intervento in cui racconta il sopralluogo nelle campagne di Terlizzi, nei pressi dell’ex ristorante “Relais degli Ulivi”.
Uno scenario apocalittico, segnalato dal 2005: circa 60 ragazzi che versano in condizioni subumane, oltre ai circa 200 presenti su tutto il territorio terlizzese, alcuni dei quali non hanno raggiunto neppure la maggiore età e si ritrovano ad affrontare viaggi estenuanti, percorrendo tratte incredibili, come la rotta balcanica, impiegando anni e subendo angherie di ogni tipo.
«L’impatto emotivo è notevole, ma ogni giorno cerchiamo di far fronte a questa vera e propria emergenza mediante azioni concrete, come il centro d’ascolto sito in Corso Vittorio Emanuele, in cui siamo testimoni di storie toccanti, di corpi martoriati, di un’umanità che non ha smesso di sperare» continua l’avvocato.
Parlare di sfruttamento, dunque, non è semplice. Se si tratta di esseri umani, ancora di più.
«Il progetto “Presidio” nasce e opera attraverso i suoi territori con l’ idea di occuparsi dello sfruttamento della terra e delle persone. Il compito dei presidi mobili è costruire delle relazioni che consentano alle persone di sentirsi nuovamente riconosciute. Avere il coraggio di raccontarsi» spiega Caterina Boca, Legal advisor dell’Ufficio Politiche Migratorie di Caritas Italiana e referente nazionale del progetto Presidio che prevede la realizzazione di una vera e propria mappatura per comprendere gli spostamenti ,in base alla stagionalità, dei migranti, considerati “invisibili” agli occhi di molti.
Politiche di cooperazione con stati terzi, di esternalizzazione, decreti flussi e disfunzioni di un sistema istituzionale sempre più precario che non rispetta il proprio dovere di immersione e prevenzione del fenomeno migratorio: questi gli argomenti approfonditi da Dario Belluccio e Cristina Cicchina dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.
«È giusto che la comunità sappia, che contribuisca concretamente non più singolarmente, ma creando un piano d’azione mirato insieme all’amministrazione, anche grazie a strutture adeguate» conclude il sindaco Michelangelo De Chirico, con una riflessione che focalizza l’attenzione sugli obiettivi perseguibili e su tutte quelle proposte che, fattivamente, concorrono ad una maggiore inclusione sociale.
TEATRO NONVIOLENZA. Il ruolo sociale dell’arte
Il cartellone novembrino dell’XI edizione del “Festival per la Legalità” ha previsto con un focus su “Il valore della giustizia riparativa”, all’interno del teatro del Mat-laboratorio urbano.
Patrocinato dal Comune di Terlizzi e da Fondazione Casillo, nonché realizzato in collaborazione con il Centro Servizi al Volontariato San Nicola di Bari e Caritas Diocesana, quest’anno il Festival dell’associazione “È fatto giorno aps” si distingue per una novità qualitativamente significativa data dalla rassegna di “TEATRO NONVIOLENZA”, nell’ambito del percorso di co-progettazione delle attività improntate all’educazione civica e alla legalità, realizzato attraverso l’Avviso pubblico #Ideattiva 2ª edizione del CSV San Nicola di Bari.
Il valore della Giustizia Riparativa.
Il 9 novembre l’attore Michele Santeramo ha interpretato il suo testo “Tutto l’amore di cui siamo capaci”, che affronterà i temi della giustizia riparativa, delle carceri e dell’inclusione sociale dei detenuti L’iniziativa è stata preceduta da una breve intervista di introduzione all’argomento. Sarà presente, inoltre, Calogero Diana, testimone diretto di percorsi di reinserimento sociale, il quale racconterà la sua esperienza insieme a Pietro Guastamacchia, già dirigente del Ministero della Giustizia.
Benessere, Teatro e Resilienza
L’attore Michele Altamura ha interpretato un estratto del libro “Patria” di Fernando Aramburu. L’iniziativa è stata preceduta da una breve intervista di introduzione all’argomento. Sarà presente, inoltre, Antonello Taranto – Psichiatra e autore del romanzo “Scimmietta” – il quale racconterà la sua esperienza insieme a Tommaso Parisi.
Teatri di Vita. Guerre e Migrazioni
Michele Sinisi ha interpretato il testo titolato “Raccoglitore” di Michele Santeramo: “Un ragazzo, con un faro puntato in faccia durante un interrogatorio, ci parla della sua ossessione di salare la carne, la pasta e tutte le pietanze. Questo ragazzo, l’aria innocente e l’accento pugliese, ha un disagio mentale e si è conquistato a fatica la fiducia della sua famiglia cucinando: ma quando i suoi esperimenti culinari hanno dato cattivi risultati e i suoi genitori gli hanno tolto questa piccola mansione in casa, la sua ossessione per la salatura dei cibi è diventata tale da escogitare tutti i modi possibili per diventare un cuoco provetto e riconquistarsi la fiducia in famiglia. Mentre da solo riflette lungo la riva del mare sul da farsi, trova dei clandestini ed avviene un colpo di scena…”
L’iniziativa ha segnato l’ultima data dei tre eventi artistici della rassegna “teatrononviolenza”, un percorso che ha riscosso un ottimo riscontro in termini di presenze e che quasi certamente sarà riproposto nelle prossime edizioni del Festival per la Legalità.
La Giustizia Riparativa. I progetto “padri in pena” ed “Eduradio”
Alcuni scatti del convegno di ieri Carcere delle pene territoriali, giustizia retributiva e riparativa Rinnoviamo un grazie a tutti i relatori. È stata una serata ricca di scambi di idee, esperienze. Come quella di “padri in pena” e di “Eduradio&TV” , a cui auguriamo una diffusione su tanti altri territori grazie anche alle sensibilità di Fondazione Vincenzo Casillo . Grazie a Don Riccardo Agresti, che tanto fa con il progetto “senza sbarre” della Diocesi di Andria assieme al Sostituto Procuratore Giannicola Sinisi. Un grazie davvero sentito a Pietro Guastamacchia per aver organizzato e condotto il confronto con un taglio professionale ma anche empatico, offrendoci chiavi di lettura che solo chi ha prestato servizio nell’ambito delle carceri e dei percorsi di giustizia riparativa poteva dare.
Il sociologo Domenico De Masi in Pinacoteca De Napoli per l’Anteprima del Festival per la Legalità
È stata un’occasione di «ozio creativo» il primo incontro dell’XI edizione del “Festival per la Legalità” svoltosi martedì scorso, 18 ottobre, all’interno della cornice della Pinacoteca De Napoli. Il sociologo e docente universitario Domenico De Masi, infatti, impiega tale espressione per indicare la capacità di coniugare il lavoro con lo studio e il gioco: «un po’ si lavora, un po’ si studia, un po’ ci si diverte».
L’idea alla base del pensiero di De Masi è quella per cui dedicarsi alla cultura è uno dei rimedi salvifici per rendere le proprie giornate dense di contenuto, nelle ore in cui non si è impegnati con le mansioni lavorative. Un inno alla «multiattività» che, oltre a incrementare le attitudini personali di ciascuno, necessita di indirizzarsi al prossimo: l’altro, dunque, quale beneficiario delle azioni e dei sacrifici in virtù dell’insegnamento che la condivisione è fonte di ricchezza interiore.
Una vera e propria «lectio magistralis» che ha catalizzato l’attenzione dell’uditorio dall’inizio alla fine per quasi due ore di analisi critica sulle trasformazioni della società, focalizzandosi in particolar modo su quella industriale e post-industriale. Nel suo saggio “La felicità negata” (edizioni Einaudi), De Masi affronta l’infelicità attraverso i fattori causali che l’hanno scatenata a partire soprattutto dalle innovazioni del sistema taylorista e fordista nelle fabbriche.
«Non so personalmente come definire la felicità. La sua accezione è cambiata nei secoli a seconda dei periodi storici: ad esempio, al tempo dei latini essa consisteva nel “carpe diem”; col cristianesimo, invece, la felicità è ravvisabile solamente nell’eternità; durante il Rinascimento si recupera il senso del terreno», ha spiegato il professore nel corso di una piacevolissima dissertazione con uno stile limpido, preciso e lineare, «nel libro mi concentro sull’infelicità che in parte deriva da moti interni all’animo umano e in parte discende dalle mancanze sul piano esterno».
Alla domanda del pubblico se esista un rapporto tra felicità e politica, De Masi, uomo di sinistra, ha affermato quasi controcorrente di essere «contento» della svolta delle ultime elezioni politiche. «C’è una destra solida che costringerà la sinistra a divenire finalmente solida attraverso un lungo processo di studio, pensiero e comprensione dei propri doveri». Il barlume di speranza del sociologo è che le forze di sinistra sappiano trarre la giusta energia dalla sconfitta, affinché possa modellare una nuova identità in grado di empatizzare al meglio con le esigenze della popolazione.
XI. “Carceri, migranti, diritto alla felicità”. Il “Festival per la legalità”
“Carceri, migranti, diritto alla felicità”. Il “Festival per la legalità” promosso dall’associazione “È fatto giorno aps” è arrivato alla sua XI edizione. Quest’anno il focus è sui diritti. Terlizzi, città di Don Pietro Pappagallo e Gioacchino Gesmundo, si offre il contesto ideale proponendosi come “città dei diritti”.
Il programma ricco di eventi si articolerà in tre convegni e tre serate di “teatro civile” a tema. Protagonisti saranno Michele Altamura, Michele Santeramo e Michele Sinisi. Gli incontri di discussione si terranno all’interno della Pinacoteca Michele De Napoli, mentre il teatro del Mat ospiterà le tre serate artistiche.
Un prologo di grande rilievo è previsto per martedì prossimo, 18 ottobre. “La felicità negata” (Einaudi) è l’ultimo libro del sociologo Domenico De Masi, che sarà presentato con l’autore in Pinacoteca Michele De Napoli a partire dalle ore 19,00.
“Giustizia retributiva e riparativa” è il tema del convegno dedicato al carcere e alle pene territoriali. L’incontro, condotto da Pietro Guastamacchia, dirigente del Ministero della Giustizia, vedrà gli interventi di Don Riccardo Agresti, Giannicola Sinisi, sostituto procuratore generale di Bari, Domenico Lobascio, capoarea interdistretto UEPE Puglia e Basilicata. Sarà raccontata l’esperienza presso il carcere di Trani della televisione streaming Eduradio&TV del progetto “Padri in pena” realizzata dalla Fondazione Casillo.
Di politiche di migrazione, con l’intento di uscire dalla cultura dell’emergenza, si parlerà con Edgardo Bisceglia, responsabile Caritas cittadina, l’Ufficio Politiche Migratorie di Caritas Italiana e l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.
Le serate si svolgeranno, dunque, a partire da ottobre e nel corso del prossimo mese di novembre. In questi giorni sarà reso noto il programma completo e dettagliato.
“Legami Primari”, campo estivo con Zorba Coop. Sociale
“Legami Primari” è il camp estivo che si è svolto negli spazi del Mat-laboratorio urbano dal 20 giugno al 10 luglio 2023. Un progetto dedicato agli adolescenti dai 14 ai 18 anni.
In chimica i “legami primari” sono quelli più forti che si instaurano tra gli atomi di una stessa molecola. Trasferendo la metafora sul piano sociale, l’obiettivo di fondo delle realtà associative coinvolte consiste nel fornire una lettura della legalità e del vivere civile pulita e genuina, offrendo occasioni di crescita alternative e trasparenti, ben lontane dalle opportunità malavitose della criminalità organizzata.
Grazie alla interazione fra Zorba Cooperativa Sociale, Collettivo Zebù, WondeRadio, È fatto giorno aps e La Garra, è stata realizzata realizzata una nuova formula con la quale i ragazzi hanno lavorato sulle loro abilità in ben cinque ambiti: musica, danza e movimento, teatro, arte nelle sue accezioni di grafica e illustrazione, serigrafia e ceramica, infine comunicazione intesa come giornalismo, fotografia e radioweb.
Sono state adibite alcune serate aperte a tutti in cui interverranno personalità di spicco del contesto sociale a livello locale e nazionale. É Fatto Giorno APS ha collaborato per la realizzazione di alcuni di questi eventi aperti al pubblico.
Il 25 giugno è stato ospite Pino Maniaci, giornalista e attivista antimafia, che si è soffermato sull’agire della magistratura evidenziando numerose zone d’ombra nella giustizia.
Il Procuratore Capo di Trani, Renato Nitti, è stato il protagonista del 27 giugno. É stato Pubblico Ministero presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Più volte è stato relatore in lezioni organizzate dalla Scuola Superiore della Magistratura e dal Consiglio Superiore della Magistratura; il suo ruolo di docente è stato apprezzato pure in appositi corsi di formazione per avvocati, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici di settore. È autore di numerose inchieste e pubblicazioni, specialmente in materia di criminalità economica e ambientale.
Il 29 giugno sarà la volta di Don Angelo Cassano, referente regionale di Libera, da sempre è al fianco dei giovani, in particolare quelli più fragili e più esposti alla criminalità.
Il 7 Luglio è stata la volta di Sandro Ruotolo, giornalista e senatore. Ha esordito nel giornalismo scrivendo per Il Manifesto, per poi entrare in Rai come inviato da Napoli (1980). A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta ha dato inizio al sodalizio professionale con Michele Santoro in molteplici programmi di analisi politica e sociale: Samarcanda, Il rosso e il nero, Tempo reale, Moby Dick, Moby’s (Premio Saint Vincent nel 1998), Circus, Sciuscià e Annozero.Nel 2020 è stato eletto al Senato alle elezioni suppletive, sostenuto da una coalizione di centrosinistra e da anni è sotto scorta a causa delle minacce ricevute dalla mafia.
É fatto giorno ringrazia la Cooperativa Zorba e tutti gli enti partner del progetto.
Inaugurazione Viale dei Giusti – Fondazione Angelo Cesareo
A 30 anni dalla Strage di Capaci e a un anno dall’inaugurazione del Viale dei Giusti, lodevole iniziativa di Fondazione “Angelo Cesareo” presso Serra Petrullo, si è tenuta una cerimonia con diversi momenti di riflessione sulla giustizia e la nonviolenza. L’associazione È FATTO GIORNO APS ringrazia i partecipanti, i relatori e soprattutto gli organizzatori che con passione dedicano tempo e forze ad un progetto che è anche un sogno di una comunità educante capace di diffondere legalità, facendo memoria del passato che diventa azione nel presente.