Lirio Abbate apprezzatissimo nell’ultima serata del Festival per la legalità a Terlizzi

La sobrietà e la corposa sostanza degli argomenti analizzati hanno rappresentato il tratto distintivo dell’ultima serata del Festival per la legalità 2021 di venerdì scorso 8 ottobre, incentrata sull’importanza del giornalismo d’inchiesta volto a dissipare misteri fitti e difficili da sbrogliare.

Attraverso il relazionare sul libro “Faccia da mostro”, di cui è autore il giornalista Lirio Abbate, vicedirettore de “L’Espresso”, gli ospiti, tra i massimi esperti delle vicende di mafia per la loro lunga carriera prestigiosa, hanno tentato di illuminare una fetta della storia italiana degli anni Ottanta che per certi versi rimane ancora oggi avvolta dalla nebbia.

Nella sua riconosciuta onestà intellettuale, Lirio Abbate ha messo nero su bianco un racconto avvincente «terribilmente vero» che può benissimo rientrare nel genere delle spy-story, spalancando una finestra alla possibilità di valutare ipotesi alternative di verità sugli intrecci tra la criminalità organizzata e gli apparati statali.

«Mi ha fatto male interiormente scrivere questo libro per tutti gli elementi sconcertanti che emergono, ma avevo necessità di fare luce su leggende metropolitane», dichiara Lirio Abbate in una gremitissima sala della Pinacoteca De Napoli, con una platea altrettanto titolata e curiosa. Abbate vive sotto scorta dati i pericoli corsi negli anni: nel 2017, tra l’altro, ha subito un attentato alla propria incolumità, ma nonostante la paura, il coraggio non s’arresta e la volontà di raccontare i fatti di rilevanza pubblica è più forte di qualsiasi timore.

Angoscia e turbamento trasudano da ogni pagina. «Lo Stato è sempre affidabile? Non sempre», dichiara in maniera asciutta Giuseppe Volpe, già procuratore capo del tribunale di Bari, il quale riconosce la professionalità di Abbate per aver anticipato le indagini della magistratura inquirente in alcuni casi celebri, come quello di Massimo Carminati, fiutando indizi significativi sui quali intervenire.

«L’uomo al centro»: il messaggio del secondo appuntamento del Festival per la legalità

«L’uomo al centro» è il messaggio chiave emerso nel corso del secondo appuntamento del Festival per la legalità 2021 lo scorso venerdì 10 settembre. Sei relatori qualificati e dai background differenti hanno spaziato notevolmente in un paio d’ore di dibattito dai crimini ambientali al finalismo rieducativo della pena volto alla possibile reimmissione nel contesto sociale dei detenuti.

Un tributo al valore della persona e ai suoi diritti inviolabili che ha trovato consacrazione nelle testimonianze ecclesiastiche, politiche, giornalistiche e pedagogistiche. «La custodia dell’ambiente è strettamente interconnessa con la riscoperta dell’umanità e del senso di fraternità», chiosa Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, nonché vescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti, sostenendo che «la Chiesa non può tacere dinanzi agli scempi ambientali, ma al contrario deve dare atto della sua capacità di azione in maniera capillare».

«È importante che qualcuno martelli questi signori in maniera costante così da non lasciare loro vita facile», commenta da buon professionista Pino Ciociola, giornalista di Avvenire. Di certo risulta difficile tagliare di netto gli affari loschi, eppure stare alle calcagna con inchieste e divulgazione di informazioni, spiattellando almeno il marciume tracciabile, aiuta i cittadini ad acquisire maggiore consapevolezza e le autorità a intervenire in maniera consona.

La salvaguardia del creato è compito di ciascun cittadino. Occorre «mettere insieme il bene personale con il bene comune e fiorire in qualsiasi luogo ci troviamo», sono le parole di don Maurizio Patriciello, personalità istrionica che ha conquistato la scena del Chiostro delle Clarisse con la sua verve frizzantina e avvolgente.

Patriciello svolge la sua missione cristiana a Caivano, cittadina in provincia di Napoli, in cui le vite spezzate si contano a bizzeffe sia per le malattie oncologiche diffusissime sia per l’irresponsabilità di numerosi giovani che auto-sabotano la propria esistenza. «Tuttavia siamo condannati a sperare», ironizza il parroco che con solerzia, attraverso la sua attività quotidiana, aiuta centinaia di persone a tirare avanti.

Grande successo per la prima serata del Festival per la legalità Consegna della targa “Eroi borghesi” a Giuseppe Miseo in memoria di Rocco Scotellaro

Tutto pieno per Decaro, Abbaticchio, Melucci: grande successo per la prima serata del Festival per la legalità

Tre buoni esempi di impegno e resistenza hanno magnetizzato l’ascolto della platea, registrando il tutto esaurito nel Chiostro delle Clarisse nel corso della prima serata della X edizione del Festival per la legalità: i sindaci Antonio DecaroMichele Abbaticchio e Rinaldo Melucci si sono distinti in una dissertazione sul coraggio, oggi più che mai necessario, per guidare territori complessi e variegati.

La kermesse curata da É FATTO GIORNO APS ha attratto spettatori multiformi, dai cittadini curiosi ad alcuni consiglieri comunali, e ha visto persino la partecipazione del primo cittadino di Terlizzi Ninni Gemmato, attento al relazionare dei suoi colleghi.

Il Festival per la legalità rappresenta un «bilancio orientato al passato e un momento di riflessione per il futuro», ci tiene a precisare Pasquale Vitagliano, presidente dell’associazione “È fatto giorno” e punto di riferimento del movimento civico, «La legalità va considerata come una sorta di infrastruttura per la crescita della comunità».

«Le responsabilità dei sindaci si sono moltiplicate notevolmente e le pressioni sono aumentate esponenzialmente», spiega Antonio Decaro, sindaco di Bari e della Città metropolitana, nonché presidente dell’Anci, «è anche vero, però, che se un sindaco sbaglia in maniera grave, deve pagare più degli altri, perché ha tradito il consenso».

Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vicepresidente di Avviso Pubblico, sente di essere il «responsabile morale» del tragico omicidio avvenuto di recente nella stessa Bitonto che ha visto la scomparsa del quarantunenne Paolo Caprio per mano del pregiudicato ventenne Fabio Giampalmo che, secondo l’accusa, avrebbe agito per futili motivi.

«Programmazione e capacità di autodeterminarsi per il futuro» è il viatico promosso da Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto ed emblema di resilienza, che con fatica e determinazione quotidianamente instilla pillole di consapevolezza nella sua collettività: lame di luce che trafiggono il buio dei decenni passati.

Un incontro denso e ricco di aneddoti per smorzare la serietà delle tematiche affrontate. E alla politica ha fatto da contraltare la poesia attraverso la voce dell’attore di Tricarico, Giuseppe Miseo: l’interpretazione appassionata e profonda dei versi di Rocco Scotellaro ha amalgamato le testimonianze degli amministratori.

28 anni fa a Terlizzi esplodeva un’autobomba… (Comunicato di Libera)

28 anni fa a Terlizzi esplodeva un' autobomba all'ingresso del Municipio.

La deflagrazione dell’autobomba di ventotto anni fa dinanzi al Municipio di piazza IV Novembre riecheggia ancora oggi il funesto male che l’ha alimentata il quale, col tempo, non è scomparso, ma si è tramutato in molteplici forme di violenza delinquenziale ed economica, ingiustizie sociali e picchi di povertà.

Il 7 maggio 1993, infatti, alle ore 8.03, una ferita profonda fu inferta al cuore di Terlizzi, già pesantemente provata dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose il 1° marzo dello stesso anno. Il vigile Gioacchino De Sario, insospettito dalla collocazione di una Fiat Regata parcheggiata in modo strano, aveva tentato di aprile la vettura, causando così l’esplosione. Lo scoppio travolse anche due adolescenti, trasportati poi nel nosocomio in evidente stato di confusione.

Anche per la nostra cittadina gli anni Novanta furono, dunque, molto bui: un biennio prima, il 22 agosto 1991, il maestoso Carro Trionfale eretto in onore di Maria SS. di Sovereto fu dato alle fiamme per ritorsioni, secondo la tesi più accreditata, della criminalità locale. Nel 1996, invece, trovò la morte il giovane Gioacchino Bisceglia a causa di una estorsione sfociata nel sangue.

Più di recente, Terlizzi si è aggiudicata una geografia di rilievo nel traffico di sostanze stupefacenti, come reso noto dalle numerose operazioni condotte dalle forze dell’ordine nei confronti di affiliati dei clan del paese. Per non parlare del ruolo svolto da alcuni esponenti delle cosche paesane nel losco giro di affari scovato lo scorso mese e  in cui sono stati coinvolti membri dell’avvocatura e della magistratura. A ciò si aggiungano altre forme di illeciti come lo sversamento dei rifiuti nelle campagne o le azioni di bande giovanili aggressive che infastidiscono i soggetti più vulnerabili e scorrazzano rumorosamente in sella ai loro scooter a velocità elevata.

Un quadro a tinte fosche che cela in sé un pericolo più grande: quello di una normalizzazione strisciante di disagi che stentano a essere completamente eradicati. Si fa sempre più impellente il bisogno di sanare mancanze e ritardi non solo con l’applicazione di misure giuridiche repressive adeguate ma anche a monte con un processo impattante di rieducazione di talune fette della comunità.

Spetta alla parte sana della collettività ribellarsi ai soprusi e alle prevaricazioni, squarciando il velo di omertà, cosicché un’aggregazione di “io” possa trasformarsi in un organismo forte e unito che a viva voce sia in grado di protestare, allontanando i timori di subire minacce e intimidazioni.

La pandemia ha di certo acutizzato molte fragilità preesistenti, incrementando le distanze della forbice sociale, potenziando il controllo delle associazioni criminali, gettando nella disperazione e nella miseria numerose famiglie rimaste senza lavoro.

È compito della società civile farsi carico delle sue stesse debolezze, mantenendo vivido il ricordo di chi è stato sopraffatto a caro prezzo, spentosi per via dei cortocircuiti e delle storture di cui il tessuto cittadino è intriso.

Coadiuvare le istituzioni con responsabilità e impegno significa generare delle reti di prossimità che ben possono interagire nel segno della collaborazione attiva, facendo affidamento su punti di riferimento seri e credibili.

Sulle spalle di ciascuno è posto il peso della costruzione di una via alternativa eticamente valida e lecitamente condivisa, in modo da opporsi al naufragio delle coscienze.

Soltanto rigenerandosi, si scaccia il rischio di degenerare ancora.

Terlizzi, 7 Maggio 2021

Il Presidio di Libera Terlizzi

“Con altri occhi, percorso sulle rotte migranti”

"Con altri occhi, percorso sulle rotte migranti"

Avviato oggi 22 gennaio il PCTO per la classe 4C del Liceo delle Scienze Umane in collaborazione con l’associazione “È fatto giorno APS”. Il percorso permetterà di analizzare il fenomeno della immigrazione da diverse angolazioni e si snoderà in 12 incontri teorici cui faranno seguito esperienze di conoscenza di alcune iniziative di volontariato e più in generale dell’indotto che ruotano attorno al mondo degli immigrati. Un vivo ringraziamento al docente -volontario dell’associazione, Tommaso Parisi, per averci introdotto in questo speciale percorso di conoscenza.

Il percorso permetterà di:

  • Conoscere il fenomeno migratorio dal punto di vista storico, con particolare attenzione alle migrazioni da e verso l’Italia nel secondo dopoguerra
  • Conoscere le ricadute sul territorio di accoglienza e sul territorio di partenza dei migranti
  • Attivare processi di analisi critica verso i media e le narrazioni sulle migrazioni
  • Conoscere i sistemi di accoglienza dei migranti, dalla progettazione all’attuazione
  • Avere un contatto diretto con le strutture che lavorano con e per i migranti e i migranti

Presentazione del libro La corruzione: attori e trame

Presentazione del libro La corruzione: attori e trame

Il Presidio di Libera di Terlizzi – di cui la nostra associazione è parte – ha organizzato la presentazione del libro a opera di due autori: don Rocco D’Ambrosio ed il Dott. Francesco Giannella.

Presso il Centro Sociale Sacro Cuore è stato presentato il libro “La Corruzione: attori e trame”. Un’indagine complessa su un fenomeno perpetrato ai danni dell’intera società.

Ringraziamo gli autori e il moderatore Piero Ricci, per averci offerto un’occasione di approfondimento su un fenomeno che, purtroppo, si insinua recando danno alla nostra società, al vivere civile ed al bene comune.

“Chi lotta per i sogni non deve temere nulla” con Paolo Borrometi

Festival per la Legalità con Paolo Borrometi

Responsabilità, dedizione e coraggio. Sono le qualità incarnate da Paolo Borrometi, il giovane giornalista e scrittore di origini siciliane che da diversi anni ormai vive sotto scorta, a seguito di scomode inchieste che hanno puntato i riflettori sugli affari illeciti di numerosi clan mafiosi.

«Gli agenti della scorta sono le prime persone che vedo a inizio giornata e le ultime quando questa finisce» racconta apertamente Borrometi nello spazio virtuale del terzo appuntamento della IX edizione del Festival per la Legalità,«La vita è complessa e dura ma non va mai drammatizzata. Ho continuato a lottare, percorrendo la strada del giornalismo».

Borrometi sdegna qualsiasi etichetta che lo identifichi come «eroe o giornalista antimafia». Porta avanti il suo lavoro in nome della «funzione civile» assolta dal giornalismo che si declina in diverse accezioni quale ruolo chiave nella limitazione dei poteri e strumento di garanzia della trasparenza delle istituzioni. Un compito arduo cui, però, tiene fede, a scapito della sicurezza della sua persona.

Al momento Borrometi è protagonista come parte lesa in circa trenta processi in cui sono coinvolti una quarantina di imputati. Tant’è che spesso è stato ostracizzato dal sentimento di una fetta della collettività che invece di sostenere la sua battaglia volta al bene comune, si è malamente chiesta «Cosa ha fatto Borrometi per farsi aggredire?».

Se le mafie si atteggiano a «sistema di welfare che si vuole sostituire allo Stato», è più che necessario che «lo Stato faccia a maggior ragione lo Stato, togliendo i cittadini dalla disponibilità della mafia».

Si è conclusa così ieri sera, 13 luglio, la kermesse virtuale di Città Civile, sebbene Pasquale Vitagliano auspichi che entro l’anno sia possibile organizzare un appuntamento in presenza con nuovi ospiti di spessore.

«Le piattaforme web rappresentano degli strumenti virtuosi in condizioni d’emergenza che però non riescono a sostituire l’atmosfera che si crea con l’incontro fisico», afferma Vitagliano, presidente dell’Associazione Festival per la Legalità, che prosegue la sua opera di stimolo alla cittadinanza attiva, all’impegno e alla testimonianza.

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Paolo Borrometi e il Giornalismo d’Inchiesta

Parteciperà alla IX Edizione del Festival. Appuntamento a Lunedì 13 Luglio 2020 alle ore 19.40

Paolo Borrometi è un affermato giornalista e scrittore italiano, noto sopratutto per le sue inchieste sul malaffare e per essere stato oggetto di ripetute minacce di morte a sfondo mafioso per il suo lavoro di denuncia.

E’ nato a Modica (Ragusa) il 1º febbraio 1983. Figlio d’avvocati, è laureato in Giurisprudenza e ha iniziato l’attività giornalistica nel 2010 collaborando con il Giornale di Sicilia, per poi passare all’Agi e a Tv2000. Nel settembre del 2013 ha fondato la testata giornalistica di inchieste online LaSpia.it, la cui attività gli è costata sin da subito svariate minacce da parte della criminalità organizzata ragusana e siracusana. Giornalista pubblicista dal gennaio 2013 e professionista dal gennaio 2017, dal 21 dicembre del 2017 è anche Presidente di Articolo21. E’ editorialista del Tempo, di Articolo 21 (liberi di…) e di Libera Informazione. E il 1° ottobre 2019 è stato nominato vicedirettore dell’Agi.

Don Rocco d’Ambrosio e la Cittadinanza Attiva

Parteciperà alla IX Edizione del Festival nella diretta streaming con Giovanni Moro. Appuntamento a Giovedì 9 Luglio 2020 alle ore 20.00.

Don Rocco D’Ambrosio è ordinario di Filosofia Politica presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana (Roma), oltre ad essere titolare della Cattedra Archbishop Rembert G. Weakland, O.S.B. in the Social Teaching of the Church. Precedentemente ha insegnato Filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese, nella sede di Molfetta (Ba).

Insegna Etica della Pubblica Amministrazione presso il Dipartimento per le politiche del personale dell’Amministrazione del Ministero dell’Interno (ex SSAI, Roma).

Si occupa di formazione all’impegno sociale, politico e nel mondo del lavoro, collaborando con diverse istituzioni, a livello locale e nazionale.

E’ Giornalista pubblicista: dirige il periodico di cultura e politica “Cercasi un fine” e il suo relativo sito web (www.cercasiunfine.it ), scrive su diverse testate locali e nazionali.

Coordina e dirige alcune scuole di formazione all’impegno sociale e politico, a partire dal 2002. Attualmente è Presidente dell’Associazione Cercasi un fine che realizza scuole di formazione sociale e politica, un sito web e un periodico di cultura e politica, insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, incontri, dibattiti.

Giovanni Moro presenta “Cittadinanza”

Parteciperà alla IX Edizione del Festival nella diretta streaming con Don Rocco d’Ambrosio. Appuntamento a Giovedì 9 Luglio 2020 alle ore 20.00.

Giovanni Moro è nato a Roma nel 1958. Sociologo politico e delle organizzazioni, svolge attività di ricerca, formazione, dialogo culturale e consulenza sulla cittadinanza e su temi ad essa connessi, quali l’attivismo civico nelle politiche pubbliche, le nuove forme di governance e la responsabilità d’impresa.

E’ responsabile scientifico di FONDACA, di cui è stato presidente dalla sua istituzione, nel 2001, al 2017. Insegna Sociologia politica alla Facoltà di Scienze sociali dell’Università Gregoriana di Roma. E’ stato per molti anni segretario generale del movimento Cittadinanzattiva e ha fondato la sua rete di politica europea Active Citizenship Network, di cui è attualmente consulente per i programmi.

Quarta di Copertina del libro “Cittadinanza” edito da Mondadori:

Scarsamente considerata fino all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, la cittadinanza democratica è oggi un fenomeno che suscita la massima attenzione della ricerca scientifica e della opinione pubblica. La sua riscoperta come realtà autonoma e non come prodotto secondario dello Stato si è però accompagnata alla presa d’atto di una crisi della sua funzione di dispositivo di inclusione, coesione e sviluppo delle società. Per chiarificare ‘di che cosa parliamo’, in questo testo viene utilizzata una metodologia per la osservazione del fenomeno della cittadinanza nelle sue tre fondamentali componenti dell’appartenenza come status e come identità, dei diritti con i correlati doveri e della partecipazione. Del ‘modello canonico’ che abbiamo ereditato viene approfondito il contenuto, ma vengono anche registrate le difficoltà e le trasformazioni in corso.

Buona la Prima, Con Ilaria Cucchi e Daniela Marcone

Ilaria Cucchi e Daniela Marcone ospiti del Festival per la Legalità di Terlizzi (Ba), rassegna di eventi su diritti umani, cittadinanza attiva e antimafia sociale.


“Io non respiro. Società, Stato e Cittadino ai Tempi del Covid-19” è questo il titolo della IX Edizione del Festival per la Legalità che abbiamo annunciato nei giorni scorsi sul nostro portale. Ieri è andato in onda – sui rispettivi canali Facebook Youtube – il primo appuntamento con un ottimo successo in termini di visualizzazioni: una media di cento “spettatori” in diretta e più di duemila visualizzazioni totali raggiunte in meno di ventiquattro ore dall’evento.

Ilaria Cucchi e Daniela Marcone sono due donne che sono diventate simbolo della lotta per la verità e la legalità. Di Ilaria conosciamo sicuramente tutti la storia. La sua e quella di suo fratello Stefano, morto di botte per mano di tutori della legalità che ne dichiararono invece la morte per cause naturali. Di Daniela conosciamo la storia del padre Francesco ucciso dalla mafia, e la sua militanza in Libera – in qualità di Vicepresidente e responsabile del settore Memoria – in un territorio molto difficile che è quello di Foggia.

Buona la Prima, Con Ilaria Cucchi e Daniela Marcone
In alto a destra: Tommaso Parisi, Pasquale Vitagliano, Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo. In basso a sinistra: Elisabetta Marinelli, Daniela Marcone

Al centro di questa IX Edizione del Festival c’è la Cittadinanza, per come abbiamo imparato a declinarla in questi mesi di emergenza:

1) protezione: difficile affermare che Stefano Cucchi sia stato protetto dallo Stato così come non è stato protetto George Floyd. Questa funzione fondamentale dello Stato non è stata esercitata e garantita in queste storie. 2) responsabilità, perché dobbiamo al senso di responsabilità di alcuni carabinieri se alla fine si è potuta conoscere la verità sul caso Cucchi, svelando l’infedeltà di altri rappresentanti dello stato. Va riconosciutoche senza la convinzione e la tenacia di Ilaria Cucchi la storia sarebbe potuta andare diversamente.

Durante l’incontro, moderato dalla Giornalista di Rainews24 Elisabetta Marinelli e con la partecipazione del legale della famiglia Cucchi Avv. Fabio Anselmo, si è discusso dell’oppressione di quella violenza che, così com’è successo per il caso di George Floyd, arriva per mano di quelli che sono i tutori della legalità. Nel corso del dibattito i relatori hanno avuto modo di condividere riflessioni su come invece i territori possano “non respirare” a causa della criminalità organizzata.

E’ stato entusiasmante vedere Ilaria e Daniela insieme.

Vicine nonostante la distanza. Unite da storie private diventate pubbliche, drammi diventati percorsi comuni di verità e giustiia. Due donne che stanno lasciando un grande segno di speranza. Con costanza e perseveranza scalfiscono quotidianamente un sistema così come le gocce scalfiscono la roccia. Spesso, troppo spesso, si accettano le storture del “sistema”, si fa un passo indietro per paura o perché non ci si sente supportati da nessuno. La testimonianza, il racconto, la condivisione del loro sentimento ci aiuta a ritrovare i valori dell’essere Cittadino, e poi Stato e Società.

Rivedi la Diretta



Daniela Marcone, Memoria e Impegno per le Vittime Innocenti delle Mafie

Parteciperà alla IX Edizione del Festival nella diretta streaming con Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo. Appuntamento a Sabato 4 Luglio 2020 alle ore 20.00.

Daniela Marcone

Daniela Marcone, è nata a Foggia nel 1968 e lavora per il Ministero delle Finanze. A seguito della morte di suo padre Francesco, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, assassinato il 31 marzo del 1995 per aver compiuto “il suo dovere” di dirigente dello Stato, costituisce con un gruppo di insegnanti un Comitato cittadino per mantenere viva la memoria di quanto accaduto al fine di chiedere verità e giustizia per la morte di Francesco Marcone. Tale Comitato confluirà nell’associazione Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti.

Nell’ambito della rete di Libera, ha ricoperto il ruolo di referente provinciale della città di Foggia. Oggi è Vicepresidente nazionale di Libera e referente del Settore Memoria. Si occupa di coordinare la rete dei familiari aderenti a Libera di vittime innocenti delle mafie e di promuovere attività e progetti per salvaguardare il “diritto al ricordo” di tutte le vittime innocenti delle mafie. Collabora con La Via Libera, Narcomafie e “Vivi – Sito della Memoria di Libera”.

Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo e la lotta per Stefano

IX edizione del Festival per la Legalità, “Io non respiro. Società, Stato e Cittadini ai tempi del Covid-19′.

Stefano Cucchi

Al primo appuntamento di sabato 4 luglio prenderanno parte tre superospiti di eccezione che si focalizzeranno sul noto “caso Cucchi”, ovvero Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo e Daniela Marcone. A raccontarci l’intricata vicenda umana e processuale sarà Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, giovane morto a soli 31 anni, il 22 ottobre 2009, mentre il giovane era sottoposto a custodia cautelare.

Ilaria, sin dal decesso del compianto fratello, si è fatta promotrice di una vera e propria campagna indagatrice alla ricerca di un’atroce verità. Una donna determinata a far luce sulle zone d’ombra della giustizia che sarà affiancata durante l’incontro web da Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. Ad apportare il suo contributo ci sarà anche Daniela Marcone, vicepresidente di Libera.

Appuntamento virtuale previsto per Sabato 4 Luglio 2020 alle ore 20.00, attraverso la diretta Facebook sulla pagina “Festival per la Legalità” e il correlato live stream sul canale YouTube.

Oggi Presentiamo la Nuova Edizione del Festival per la Legalità

“𝐈𝐎 𝐍𝐎𝐍 𝐑𝐄𝐒𝐏𝐈𝐑𝐎” 𝐒𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀, 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐂𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐚𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐯𝐢𝐝-𝟏𝟗. Siamo lieti di presentarvi la IX edizione del Festival che quest’anno si terrà in diretta live Facebook e Youtube. Le date sono quelle del 4, 9 e 13 Luglio. Oggi, Sabato 20 Giugno alle ore 17, vi presenteremo il programma. Potrete seguire la diretta sulla pagina del Festival.

A Luglio 2020 la IX Edizione del Festival per la Legalità


𝐂𝐈 𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎! 𝐕𝐢 𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐈𝐗 𝐄𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 #𝐅𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚𝐥𝐏𝐞𝐫𝐋𝐚𝐋𝐞𝐠𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚̀ 𝐚 𝐋𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟎.

A causa delle disposizioni sul Covid-19 saremo costretti a non tenerlo in presenza, i quei luoghi di Terlizzi che hanno ospitato le prime otto edizioni con il suo pubblico attento ed oramai affezionato ai nostri eventi.
Abbiamo deciso di proporre un’edizione online, tramite i nostri canali Social nelle modalità che vi presenteremo al più presto.
Il programma, ad oggi già ricco di importanti contenuti e presenze, sarà presentato nelle prossime settimane.
Chiediamo il supporto di tutti. se hai una proposta o non esitare a contattarci. Se vuoi supportarci nell’organizzazione sappi che c’è spazio per tutti. Puoi condividere idee e risorse per la buona riuscita di questa edizione del Festival!

21 Marzo 2020. La giornata della Memoria e dell’Impegno

Quest’anno Libera ricorderà le vittime innocenti di mafia grazie ai social. In questo periodo di quarantena forzata sarà l’unico modo per spendere qualche momento e ricordare le vittime innocenti di mafia. Al presidio di Terlizzi, di cui siamo fondatori e parte attiva, è stato attribuito il nome di Giuseppe Rovescio: ucciso a soli 24 anni, il 29 settembre 2003, a Villa Literno, in provincia di Caserta, per uno scambio di persona. Il giovane tentò di scappare insieme ad altri passanti ma i suoi capelli lunghi gli costarono la vita, perché i killer pensarono che Giuseppe fosse il pregiudicato da abbattere nella loro missione omicida.