“Rocco Scotellaro – Sulla mia terrazza il cielo era immenso”
Scritto da Diego Dantes
Con Roberta Marini e Francesco Siliberto
Regia di Antonio Duma
Una produzione We Lab con Teatro Dantès – Art Factory
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Nel dopoguerra Rocco Scotellaro vide nel Partito Socialista Italiano il mezzo ideale per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. Partecipò attivamente all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti e fu tra i maggiori promotori della riforma agraria del Sud e in modo particolare della Basilicata.
Questa storia è cristallizzata nel lavoro puntuale di Diego Dantes, in cui viene a galla la personalità e le battaglie portate avanti dal politico, scrittore e poeta Rocco Scotellaro.
Scotellaro fu anche profondo conoscitore delle problematiche del mondo contadino della Puglia.
Questo lavoro ci restituisce tutta la passione, la forza e la dedizione di un uomo verso la classe contadina che aspettava da troppo tempo quelle riforme promesse e mai realizzate fino ad allora.
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Seguirà dibattito post spettacolo con:
– Pasquale Vitagliano
– Diego Dantes
Appuntamento per Domenica 18 Giugno 2023, ore 19.00, presso Alle SERRE ( posizione https://goo.gl/maps/LTuSXTZmX3PKPBwM7 )
Ingresso gratuito.
Iniziativa promossa nell’ambito della XII Edizione del Festival per la Legalità “Leggere i Diritti”, con il Patrocinio del Comune di Terlizzi, il Patrocinio di Fondazione Vincenzo Casillo e realizzato con i fondi Otto per Mille Valdese .
Comunicato “Rocco Scotellaro e la questione meridionale. Letteratura, politica, inchiesta”
Dopo aver dedicato l’appuntamento di apertura della dodicesima edizione del 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚𝐥 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ a un impegnativo approfondimento sulla strage mafiosa di Pizzolungo, commessa nel 1985 per mano di Cosa Nostra, questo sabato 17 giugno, invece, si affronterà il focus su Rocco Scotellaro attraverso la presentazione del libro “𝑹𝒐𝒄𝒄𝒐 𝑺𝒄𝒐𝒕𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒆𝒓𝒊𝒅𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆. 𝑳𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂, 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂, 𝒊𝒏𝒄𝒉𝒊𝒆𝒔𝒕𝒂” (Carocci editore).
Il secondo incontro si soffermerà, dunque, sulla figura del sindaco socialista di Tricarico nel dopoguerra, il quale è stato detenuto in carcere per quarantaquattro giorni per reati, come è stato poi accertato, mai compiuti. Nel settembre 2021, nel corso del decimo anniversario del Festival, l’associazione “È fatto giorno aps” ha consegnato simbolicamente a Rocco Scotellaro la targa “Eroi borghesi” per il coraggio maturato durante la sua breve vita nell’affrontare le difficoltà all’insegna di nobili ideali: è scomparso, infatti, prematuramente nel 1953 a soli trent’anni.
L’evento si svolgerà in pinacoteca “Michele de Napoli” a partire dalle ore 19. Saranno ospiti 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐆𝐚𝐭𝐭𝐨, ricercatore presso il Dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria, nonché autore del libro sopracitato, e 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐏𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐮, giornalista de “Il Manifesto”. Introdurrà la serata 𝐃𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐢, componente dell’associazione terlizzese.
L’iniziativa è promossa dall’Associazione É FATTO GIORNO APS con i patrocini del Comune di Terlizzi e della fondazione “Vincenzo Casillo” e realizzata con i fondi “Otto per Mille” della Chiesa Valdese.
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Illustrazione digitale di Asia Cipolloni, 2023, diplomata al Liceo artistico Volta di Pavia
Nino De Sario, Testimone di Legalità
Un momento di commemorazione è stato dedicato al vigile urbano Nino De Sario nel corso del primo appuntamento della dodicesima edizione del Festival per la legalità, venerdì 9 giugno scorso.
Scomparso all’età di settant’anni lo scorso 20 agosto 2022, De Sario rimase ferito il 7 maggio 1993, quando venne fatta esplodere un’autobomba davanti a Palazzo di Città a Terlizzi, in piazza IV Novembre.
Durante l’incontro incentrato sulla strage mafiosa di Pizzolungo del 1985, l’associazione “È fatto giorno aps” ha celebrato la memoria del compianto cittadino, dall’animo onesto e nobile, insieme a sua moglie Lia Grassi: «Sono onorata di essere stata invitata a presenziare. Nino ha sempre avuto la divisa nel cuore. È stato un galantuomo con un animo generoso e leale», è stato il pensiero di Lia, visibilmente emozionata.
La Strage di Pizzolungo raccontata da Margherita Asta e Carlo Palermo
Sono trascorsi trentotto anni dalla strage mafiosa di Pizzolungo, nel trapanese, ma il racconto di Margherita Asta e Carlo Palermo rimane toccante, mentre lasciano scivolare lacrime di commozione. Il primo appuntamento del “Festival per la legalità” di venerdì 9 giugno ha cercato di scandagliare l’attentato dinamitardo attraverso un’analisi dei fatti pubblici e privati sotto la lente di un’atroce sofferenza con la quale si convive ogni giorno.
Margherita Asta ha perso tragicamente a dieci anni la mamma trentenne Barbara Rizzo e i suoi fratellini di sei anni, Giuseppe e Salvatore, perché per una fatalità la vettura sulla quale viaggiavano si è frapposta fra quella in cui era presente il magistrato Carlo Palermo e l’autobomba. «So che mamma e i gemellini Giuseppe e Salvatore sono morti in un istante. Col tempo ho cercato di dare un senso al dolore che continuo a provare incessantemente: accogliere questo dolore significa avere un motivo per sopravvivere e andare avanti».
Le parole di Asta sono una fitta al cuore. «Qualcuno deve pur salvaguardare la storia e la memoria. Quella di Pizzolungo è una strage che non viene ricordata. Ci si è dimenticati di citarla finanche quando è stato arrestato lo scorso marzo Matteo Messina Denaro». Risulta, dunque, difficile mantenere i riflettori accesi su una vicenda così drammatica, sfuggendo i motivi di una tale marginalizzazione.
Asta ha trovato un modo per elaborare il suo dramma confluendo le energie in Libera, l’associazione contro le mafie, come referente del settore “Memoria” per l’area italiana centro nord. Fare testimonianza è espressione di un senso del dovere verso la collettività, nonché una modalità terapeutica per non chiudersi in se stessa e riflettere sul perché lei, per pura casualità, sia rimasta in vita, non avendo accompagnato la mamma quel maledetto 2 aprile 1985.
I destini di Margherita Asta e Carlo Palermo sono, dunque, uniti indissolubilmente da quasi quarant’anni. Poco più che bambina, Asta provava molta rabbia verso l’allora pubblico ministero, individuando in lui la causa della distruzione della sua famiglia; con la maturità, ha compreso che Palermo fa i conti con un pesante senso di colpa. Camminano insieme per la ricerca della verità. «Deve essere ancora più devastante del morire per Palermo convivere con quelle immagini indelebili che gli scorrono continuamente davanti agli occhi».
«Minacce inenarrabili». Carlo Palermo, per via delle sue indagini sul traffico di droga e di armi, è stato bersaglio di Cosa Nostra: fallito l’attentato nei suoi confronti, la mafia siciliana ha continuato a perseguitarlo. Le misure di scorta sono state tra le più numerose possibili, capitando raramente che un magistrato sia sopravvissuto a una strage.
Nonostante tutto, per Palermo, comprendere gli intricati meccanismi resta un obiettivo da conseguire sino alla fine. L’essere sfuggito alla morte di Pizzolungo ha comunque segnato un drastico cambio di esistenza. Svestiti i panni del magistrato e indossati quelli dell’avvocato e del politico, Palermo ha cominciato a indagare in veste privata, con maggiori ostacoli da affrontare, non potendo contare su una serie di strumenti di lavoro che sono destinati ai magistrati.
Sembra che il sistema voglia mettere a tacere la voce di Palermo e le sue ricostruzioni che individuano un direttorio internazionale in cui confluiscono la mafia, la massoneria e i servizi segreti. «La strage di Pizzolungo è dimenticata volontariamente, perché le mie tesi sostengono qualcosa in più, come una matrice superiore massonica che si incentra sulla segretezza del rapporto», commenta Palermo, in una voce tendenzialmente ferma che governa un dilaniato foro interiore, «I magistrati oggi continuano a lavorare su determinate ipotesi di reato: per loro è difficile discostarsi dall’impostazione tradizionale allargando gli orizzonti a confini di più ampio respiro nazionale e internazionale».
All’esito di molteplici processi su Pizzolungo, risultano condannati in via definitiva i mandanti, ma gli esecutori materiali sono stati assolti. Ad oggi, dunque, sono a piede libero. Palermo persevera nelle sue opere di raccolta di documenti e di studio per interpretare i collegamenti tra le varie vicende del passato che si ripercuotono nel presente. Il suo impegno è volto a pretendere un atto di scioglimento della loggia massonica da parte di una politica sinora inerte.
«Chiedere di scrivere il diritto alla verità» è l’appello di Daniela Marcone, vicepresidente di Libera, segnata anche lei dall’omicidio di suo padre Francesco, ammazzato da un gruppo di colletti bianchi appartenenti alla criminalità foggiana. Anche in questo caso, purtroppo le indagini si sono concluse con un nulla di fatto, sfociate in archiviazione. «Conosco solamente dei pezzi sulla morte di mio padre, ma mai mi sarei immaginata di dover lottare per ottenere giustizia».
È speciale il rapporto di Marcone con Asta, trovandosi a condividere la memoria dei loro familiari. «Io sopravvivo al dolore di una sola persona, Margherita a quello di tre. Mi sono sempre domandata come sia possibile gestire tutto questo patema», si apre col pubblico Marcone, «Con Margherita passiamo dalle lacrime alle risate. La dimensione umana è totale. Pensavo che Margerita fosse lacerata da una rabbia monopolizzante e invece il suo senso di umanità è stemperato dalla speranza e mai dalla rassegnazione».
L’assassinio rientra tra i «fatti umani»: chi ha ucciso è un uomo, non un mostro. Proprio per questo «non si può parlare di perdono, bensì di umanità, per la quale chiedo verità», conclude Daniela Marcone.
Comunicato “Dove tutto è cominciato: la Strage di Pizzolungo”
Taglio del nastro questa sera, venerdì 9 giugno, per la XII edizione del “Festival per la legalità” dell’associazione “È fatto giorno aps”. “Dove tutto è cominciato: la Strage di Pizzolungo” è la tematica dell’incontro che si terrà, a partire dalle ore 19, all’interno della pinacoteca “Michele de Napoli”.
Pizzolungo è una frazione del Comune di Erice nel trapanese, dove il 2 aprile 1985 si è consumato un attentato orchestrato da Cosa Nostra volto a colpire il magistrato Carlo Palermo: quest’ultimo rimase ferito, poiché al momento dell’esplosione dell’autobomba, la sua auto stava superando una vettura su cui si trovavano Barbara Rizzo di soli trent’anni e i suoi due piccoli gemelli, Salvatore e Giuseppe Asta. Mamma e bambini morirono immediatamente dilaniati, dal momento che il loro veicolo si frappose fra quello scortato del magistrato e l’altro fatto saltare in aria.
Si discorrerà, dunque, di quello che può essere simbolicamente indicato come il primo massacro che diede il via al periodo stragista mafioso, per poi analizzare quali sono gli scenari attuali in un intreccio tra mafia, massoneria, politica e oligarchie finanziarie.
Interverranno in un appuntamento davvero denso, dal punto di vista contenutistico ed emotivo, ben tre figure che hanno fatto della lotta alla mafia la ragione principale di vita: Margherita Asta, figlia di Barbara Rizzo e sorella dei fratellini, funzionario giudiziario presso il Tribunale di Parma, nonché referente del settore “Memoria” di Libera per l’area centro-nord; Daniela Marcone, familiare di vittima di mafia, vicepresidente di Libera e referente del settore “Memoria”; in collegamento web Carlo Palermo, magistrato e poi avvocato, nonché politico, bersaglio dell’attentato mafioso di Pizzolungo. Modererà l’incontro la giornalista Cinzia Urbano, affiancata nella conduzione da Pasquale Vitagliano, presidente dell’associazione “È fatto giorno aps”.
Nel corso dell’evento, un momento di commemorazione sarà dedicato al vigile urbano Nino De Sario: scomparso all’età di settant’anni lo scorso 20 agosto 2022, De Sario rimase ferito il 7 maggio 1993, quando venne fatta esplodere un’autobomba davanti a Palazzo di Città a Terlizzi, in piazza IV Novembre. Sarà celebrata la memoria del compianto cittadino, dall’animo onesto e nobile, insieme a sua moglie Lia Grassi.
Iniziativa promossa nell’ambito della XII Edizione del Festival per la Legalità “Leggere i Diritti”, con il Patrocinio del Comune di Terlizzi, il Patrocinio di Fondazione Vincenzo Casillo e realizzato con i fondi Otto per Mille Valdese
12. Leggere i Diritti
Con ben quattro appuntamenti nel mese di giugno, giunge alla sua dodicesima edizione il 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗟𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ dell’associazione “𝗘̀ 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗔𝗽𝘀”. Tre convegni e uno spettacolo teatrale riempiranno il cartellone che si incentra sulla tematica di “𝙇𝙚𝙜𝙜𝙚𝙧𝙚 𝙞 𝙙𝙞𝙧𝙞𝙩𝙩𝙞”.
Si comincia venerdì 9 giugno, a partire dalle ore 19 in pinacoteca “Michele de Napoli”, con un approfondimento su “𝑫𝒐𝒗𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒆̀ 𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐: 𝒍𝒂 𝑺𝒕𝒓𝒂𝒈𝒆 𝒅𝒊 𝑷𝒊𝒛𝒛𝒐𝒍𝒖𝒏𝒈𝒐”. Quattro gli ospiti della serata: 𝗠𝗮𝗿𝗴𝗵𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝗔𝘀𝘁𝗮, familiare di vittime di mafia della strage di Pizzolungo, nonché referente del settore “Memoria” di Libera per l’area centro-nord; 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹𝗮 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼𝗻𝗲, vicepresidente di Libera e referente del settore “Memoria”; 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗮, magistrato; infine, 𝗖𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗣𝗮𝗹𝗲𝗿𝗺𝗼 avvocato ed ex magistrato, autore del libro “La Bestia” (ed. Sperling & Kupfer). Modererà la giornalista 𝗖𝗶𝗻𝘇𝗶𝗮 𝗨𝗿𝗯𝗮𝗻𝗼.
Sabato 17 giugno, invece, all’interno della pinacoteca, dalle ore 19, si affronterà il focus su Rocco Scotellaro attraverso la presentazione del libro “𝑹𝒐𝒄𝒄𝒐 𝑺𝒄𝒐𝒕𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒐 𝒆 𝒍𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒆𝒓𝒊𝒅𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆” . Letteratura, politica, inchiesta” (Carocci editore). Sarà ospite 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐆𝐚𝐭𝐭𝐨, ricercatore presso il Dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria, nonché autore dell’opera. Dialogherà con lo scrittore 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐏𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐮, giornalista de “Il Manifesto”. L’evento sarà allietato da un reading poetico.
Un ulteriore incontro su Rocco Scotellaro è previsto con lo spettacolo teatrale di domenica 18 giugno che sarà messo in scena nello spazio di “alle S.E.R.R.E.”, a partire dalle ore 19.30. Dal titolo “𝑹𝒐𝒄𝒄𝒐 𝑺𝒄𝒐𝒕𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒐 – 𝑺𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂𝒛𝒛𝒂 𝒊𝒍 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐 𝒆𝒓𝒂 𝒊𝒎𝒎𝒆𝒏𝒔𝒐”. A cura di Teatro Dantès – Art Factory. La pièce è stata scritta da 𝐃𝐢𝐞𝐠𝐨 𝐀. 𝐃𝐚𝐧𝐭𝐞𝐬, con regia di 𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐢𝐨 𝐃𝐮𝐦𝐚 e interpretazione di 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧𝐢 e 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐨 𝐒𝐢𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨.
La rassegna di eventi si concluderà con una riflessione condivisa su “𝗔𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗲𝗱𝗶𝗼”, mercoledì 28 giugno, alle ore 19.00, nella sala conferenza della pinacoteca “de Napoli”. Interverranno tre figure di spessore: 𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗰𝗶, già presidente del Parco dei Nebrodi oltre che co-autore del libro “La mafia dei pascoli” (Rubbettino editore); 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗕𝗼𝗿𝗿𝗼𝗺𝗲𝘁𝗶, giornalista e scrittore, autore del libro “Traditori” (Solferino editore); 𝗗𝗼𝗻 𝗖𝗶𝗿𝗼 𝗠𝗶𝗲𝗹𝗲, teologo e giornalista. Modererà 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗩𝗶𝗻𝗼, docente e scrittore.
A trent’anni dall’autobomba. Terlizzi come stai?
Il ricordo e la memoria del tragico evento che ha funestato la recente storia della nostra città vuole farsi anche impegno e ricerca per cercare di capire come e quanto sia cambiato il fenomeno criminale in questo tempo.
Infatti è stato nostro ospite il dott. Francesco Giannella, Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, che ha dialogato col dott. Piero Ricci, giornalista e Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Puglia.
“La resistenza delle donne”: Benedetta Tobagi presenta il suo ultimo libro
In occasione della XIX Settimana di azione contro il razzismo, promossa per favorire e promuovere iniziative per contrastare le disuguaglianze e prevenire le discriminazioni, l’Associazione É FATTO GIORNO APS ha promosso la presentazione del libro “LA RESISTENZA DELLE DONNE” di Benedetta Tobagi: giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica italiana.
La storia delle donne italiane ha nella Resistenza e nell’esperienza della guerra partigiana uno dei suoi punti nodali, forse il piú importante. Benedetta Tobagi la ricostruisce facendo ricorso a tutti i suoi talenti: quello di storica, di intellettuale civile, di scrittrice.
Le donne furono protagoniste della Resistenza: prestando assistenza, combattendo in prima persona, rischiando la vita. Una «metà della Storia» a lungo silenziata a cui Benedetta Tobagi ridà voce e volto, a partire dalle fotografie raccolte in decine di archivi. Ne viene fuori un inedito album di famiglia della Repubblica, in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate, o sminuite: le pagine che vedono protagoniste le donne.
L’iniziativa si inserisce altresì all’interno della programmazione del Comune di Terlizzi “L’OTTO MARZO OGNI GIORNO” e le iniziative del Programma “SARA’ PRIMAVERA, Terlizzi e i suoi fiori, del Partigiano” in occasione della 79° Anniversario dell’eccidio alle Cave Ardeatine.
L’iniziativa è promossa con Anpi Terlizzi e il Patrocinio del Comune di Terlizzi.
XIX Settimana contro il Razzismo
É FATTO GIORNO APS aderisce alla XIX Settimana di azione contro il razzismo (dal 20 al 26 marzo 2023), con l’iniziativa “Poesie Contro le Discriminazioni” patrocinata dal Comune di Terlizzi.
Riproponiamo scritti, editi e non, pubblicati da scrittori e poeti sensibili al tema delle disuguaglianze, già protagonisti dell’edizione del 2022.
Ogni giorno un pezzo diverso, per sensibilizzare, promuovere la lettura. Pochi secondi per riflettere, fermarsi, ri-orientarsi come cittadino che può e deve fare la propria parte per la tutela di tutti e il contrasto ad ogni forma di discriminazione.
Convegno sulle Politiche Migratorie
“Il destino di tutti è nelle mani di tutti”. È con questa premessa che nella giornata del 28 Novembre, all’interno della Pinacoteca “De Napoli”, si è svolto il Convegno finale dell’ XI edizione del “Festival per la legalità” sul tema “Migranti e Migrazioni”, in collaborazione con Caritas Diocesana, moderato dal docente Francesco Vino.
Si tratta di un’ iniziativa, introdotta da Pasquale Vitagliano, poeta e critico letterario, che affronta il fenomeno dei flussi migratori e la gestione degli stessi, attraverso politiche che coniugano l’accoglienza e l’integrazione con l’azione di contrasto all’immigrazione irregolare.
«Non si può più parlare di immigrazione come un problema. Bisogna sfatare il mito secondo cui il migrante sia sinonimo di affievolimento di diritti e tutele. È necessario mettere in campo tutte le risorse, private e pubbliche, per ridare voce a persone che chiedono il rispetto e il riconoscimento della propria dignità e dei propri servizi». sostiene Edgardo Bisceglia, Responsabile Caritas Cittadina, mediante un intervento in cui racconta il sopralluogo nelle campagne di Terlizzi, nei pressi dell’ex ristorante “Relais degli Ulivi”.
Uno scenario apocalittico, segnalato dal 2005: circa 60 ragazzi che versano in condizioni subumane, oltre ai circa 200 presenti su tutto il territorio terlizzese, alcuni dei quali non hanno raggiunto neppure la maggiore età e si ritrovano ad affrontare viaggi estenuanti, percorrendo tratte incredibili, come la rotta balcanica, impiegando anni e subendo angherie di ogni tipo.
«L’impatto emotivo è notevole, ma ogni giorno cerchiamo di far fronte a questa vera e propria emergenza mediante azioni concrete, come il centro d’ascolto sito in Corso Vittorio Emanuele, in cui siamo testimoni di storie toccanti, di corpi martoriati, di un’umanità che non ha smesso di sperare» continua l’avvocato.
Parlare di sfruttamento, dunque, non è semplice. Se si tratta di esseri umani, ancora di più.
«Il progetto “Presidio” nasce e opera attraverso i suoi territori con l’ idea di occuparsi dello sfruttamento della terra e delle persone. Il compito dei presidi mobili è costruire delle relazioni che consentano alle persone di sentirsi nuovamente riconosciute. Avere il coraggio di raccontarsi» spiega Caterina Boca, Legal advisor dell’Ufficio Politiche Migratorie di Caritas Italiana e referente nazionale del progetto Presidio che prevede la realizzazione di una vera e propria mappatura per comprendere gli spostamenti ,in base alla stagionalità, dei migranti, considerati “invisibili” agli occhi di molti.
Politiche di cooperazione con stati terzi, di esternalizzazione, decreti flussi e disfunzioni di un sistema istituzionale sempre più precario che non rispetta il proprio dovere di immersione e prevenzione del fenomeno migratorio: questi gli argomenti approfonditi da Dario Belluccio e Cristina Cicchina dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.
«È giusto che la comunità sappia, che contribuisca concretamente non più singolarmente, ma creando un piano d’azione mirato insieme all’amministrazione, anche grazie a strutture adeguate» conclude il sindaco Michelangelo De Chirico, con una riflessione che focalizza l’attenzione sugli obiettivi perseguibili e su tutte quelle proposte che, fattivamente, concorrono ad una maggiore inclusione sociale.
TEATRO NONVIOLENZA. Il ruolo sociale dell’arte
Il cartellone novembrino dell’XI edizione del “Festival per la Legalità” ha previsto con un focus su “Il valore della giustizia riparativa”, all’interno del teatro del Mat-laboratorio urbano.
Patrocinato dal Comune di Terlizzi e da Fondazione Casillo, nonché realizzato in collaborazione con il Centro Servizi al Volontariato San Nicola di Bari e Caritas Diocesana, quest’anno il Festival dell’associazione “È fatto giorno aps” si distingue per una novità qualitativamente significativa data dalla rassegna di “TEATRO NONVIOLENZA”, nell’ambito del percorso di co-progettazione delle attività improntate all’educazione civica e alla legalità, realizzato attraverso l’Avviso pubblico #Ideattiva 2ª edizione del CSV San Nicola di Bari.
Il valore della Giustizia Riparativa.
Il 9 novembre l’attore Michele Santeramo ha interpretato il suo testo “Tutto l’amore di cui siamo capaci”, che affronterà i temi della giustizia riparativa, delle carceri e dell’inclusione sociale dei detenuti L’iniziativa è stata preceduta da una breve intervista di introduzione all’argomento. Sarà presente, inoltre, Calogero Diana, testimone diretto di percorsi di reinserimento sociale, il quale racconterà la sua esperienza insieme a Pietro Guastamacchia, già dirigente del Ministero della Giustizia.
Benessere, Teatro e Resilienza
L’attore Michele Altamura ha interpretato un estratto del libro “Patria” di Fernando Aramburu. L’iniziativa è stata preceduta da una breve intervista di introduzione all’argomento. Sarà presente, inoltre, Antonello Taranto – Psichiatra e autore del romanzo “Scimmietta” – il quale racconterà la sua esperienza insieme a Tommaso Parisi.
Teatri di Vita. Guerre e Migrazioni
Michele Sinisi ha interpretato il testo titolato “Raccoglitore” di Michele Santeramo: “Un ragazzo, con un faro puntato in faccia durante un interrogatorio, ci parla della sua ossessione di salare la carne, la pasta e tutte le pietanze. Questo ragazzo, l’aria innocente e l’accento pugliese, ha un disagio mentale e si è conquistato a fatica la fiducia della sua famiglia cucinando: ma quando i suoi esperimenti culinari hanno dato cattivi risultati e i suoi genitori gli hanno tolto questa piccola mansione in casa, la sua ossessione per la salatura dei cibi è diventata tale da escogitare tutti i modi possibili per diventare un cuoco provetto e riconquistarsi la fiducia in famiglia. Mentre da solo riflette lungo la riva del mare sul da farsi, trova dei clandestini ed avviene un colpo di scena…”
L’iniziativa ha segnato l’ultima data dei tre eventi artistici della rassegna “teatrononviolenza”, un percorso che ha riscosso un ottimo riscontro in termini di presenze e che quasi certamente sarà riproposto nelle prossime edizioni del Festival per la Legalità.
La Giustizia Riparativa. I progetto “padri in pena” ed “Eduradio”
Alcuni scatti del convegno di ieri Carcere delle pene territoriali, giustizia retributiva e riparativa Rinnoviamo un grazie a tutti i relatori. È stata una serata ricca di scambi di idee, esperienze. Come quella di “padri in pena” e di “Eduradio&TV” , a cui auguriamo una diffusione su tanti altri territori grazie anche alle sensibilità di Fondazione Vincenzo Casillo . Grazie a Don Riccardo Agresti, che tanto fa con il progetto “senza sbarre” della Diocesi di Andria assieme al Sostituto Procuratore Giannicola Sinisi. Un grazie davvero sentito a Pietro Guastamacchia per aver organizzato e condotto il confronto con un taglio professionale ma anche empatico, offrendoci chiavi di lettura che solo chi ha prestato servizio nell’ambito delle carceri e dei percorsi di giustizia riparativa poteva dare.
Il sociologo Domenico De Masi in Pinacoteca De Napoli per l’Anteprima del Festival per la Legalità
È stata un’occasione di «ozio creativo» il primo incontro dell’XI edizione del “Festival per la Legalità” svoltosi martedì scorso, 18 ottobre, all’interno della cornice della Pinacoteca De Napoli. Il sociologo e docente universitario Domenico De Masi, infatti, impiega tale espressione per indicare la capacità di coniugare il lavoro con lo studio e il gioco: «un po’ si lavora, un po’ si studia, un po’ ci si diverte».
L’idea alla base del pensiero di De Masi è quella per cui dedicarsi alla cultura è uno dei rimedi salvifici per rendere le proprie giornate dense di contenuto, nelle ore in cui non si è impegnati con le mansioni lavorative. Un inno alla «multiattività» che, oltre a incrementare le attitudini personali di ciascuno, necessita di indirizzarsi al prossimo: l’altro, dunque, quale beneficiario delle azioni e dei sacrifici in virtù dell’insegnamento che la condivisione è fonte di ricchezza interiore.
Una vera e propria «lectio magistralis» che ha catalizzato l’attenzione dell’uditorio dall’inizio alla fine per quasi due ore di analisi critica sulle trasformazioni della società, focalizzandosi in particolar modo su quella industriale e post-industriale. Nel suo saggio “La felicità negata” (edizioni Einaudi), De Masi affronta l’infelicità attraverso i fattori causali che l’hanno scatenata a partire soprattutto dalle innovazioni del sistema taylorista e fordista nelle fabbriche.
«Non so personalmente come definire la felicità. La sua accezione è cambiata nei secoli a seconda dei periodi storici: ad esempio, al tempo dei latini essa consisteva nel “carpe diem”; col cristianesimo, invece, la felicità è ravvisabile solamente nell’eternità; durante il Rinascimento si recupera il senso del terreno», ha spiegato il professore nel corso di una piacevolissima dissertazione con uno stile limpido, preciso e lineare, «nel libro mi concentro sull’infelicità che in parte deriva da moti interni all’animo umano e in parte discende dalle mancanze sul piano esterno».
Alla domanda del pubblico se esista un rapporto tra felicità e politica, De Masi, uomo di sinistra, ha affermato quasi controcorrente di essere «contento» della svolta delle ultime elezioni politiche. «C’è una destra solida che costringerà la sinistra a divenire finalmente solida attraverso un lungo processo di studio, pensiero e comprensione dei propri doveri». Il barlume di speranza del sociologo è che le forze di sinistra sappiano trarre la giusta energia dalla sconfitta, affinché possa modellare una nuova identità in grado di empatizzare al meglio con le esigenze della popolazione.
XI. “Carceri, migranti, diritto alla felicità”. Il “Festival per la legalità”
“Carceri, migranti, diritto alla felicità”. Il “Festival per la legalità” promosso dall’associazione “È fatto giorno aps” è arrivato alla sua XI edizione. Quest’anno il focus è sui diritti. Terlizzi, città di Don Pietro Pappagallo e Gioacchino Gesmundo, si offre il contesto ideale proponendosi come “città dei diritti”.
Il programma ricco di eventi si articolerà in tre convegni e tre serate di “teatro civile” a tema. Protagonisti saranno Michele Altamura, Michele Santeramo e Michele Sinisi. Gli incontri di discussione si terranno all’interno della Pinacoteca Michele De Napoli, mentre il teatro del Mat ospiterà le tre serate artistiche.
Un prologo di grande rilievo è previsto per martedì prossimo, 18 ottobre. “La felicità negata” (Einaudi) è l’ultimo libro del sociologo Domenico De Masi, che sarà presentato con l’autore in Pinacoteca Michele De Napoli a partire dalle ore 19,00.
“Giustizia retributiva e riparativa” è il tema del convegno dedicato al carcere e alle pene territoriali. L’incontro, condotto da Pietro Guastamacchia, dirigente del Ministero della Giustizia, vedrà gli interventi di Don Riccardo Agresti, Giannicola Sinisi, sostituto procuratore generale di Bari, Domenico Lobascio, capoarea interdistretto UEPE Puglia e Basilicata. Sarà raccontata l’esperienza presso il carcere di Trani della televisione streaming Eduradio&TV del progetto “Padri in pena” realizzata dalla Fondazione Casillo.
Di politiche di migrazione, con l’intento di uscire dalla cultura dell’emergenza, si parlerà con Edgardo Bisceglia, responsabile Caritas cittadina, l’Ufficio Politiche Migratorie di Caritas Italiana e l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione.
Le serate si svolgeranno, dunque, a partire da ottobre e nel corso del prossimo mese di novembre. In questi giorni sarà reso noto il programma completo e dettagliato.
“Legami Primari”, campo estivo con Zorba Coop. Sociale
“Legami Primari” è il camp estivo che si è svolto negli spazi del Mat-laboratorio urbano dal 20 giugno al 10 luglio 2023. Un progetto dedicato agli adolescenti dai 14 ai 18 anni.
In chimica i “legami primari” sono quelli più forti che si instaurano tra gli atomi di una stessa molecola. Trasferendo la metafora sul piano sociale, l’obiettivo di fondo delle realtà associative coinvolte consiste nel fornire una lettura della legalità e del vivere civile pulita e genuina, offrendo occasioni di crescita alternative e trasparenti, ben lontane dalle opportunità malavitose della criminalità organizzata.
Grazie alla interazione fra Zorba Cooperativa Sociale, Collettivo Zebù, WondeRadio, È fatto giorno aps e La Garra, è stata realizzata realizzata una nuova formula con la quale i ragazzi hanno lavorato sulle loro abilità in ben cinque ambiti: musica, danza e movimento, teatro, arte nelle sue accezioni di grafica e illustrazione, serigrafia e ceramica, infine comunicazione intesa come giornalismo, fotografia e radioweb.
Sono state adibite alcune serate aperte a tutti in cui interverranno personalità di spicco del contesto sociale a livello locale e nazionale. É Fatto Giorno APS ha collaborato per la realizzazione di alcuni di questi eventi aperti al pubblico.
Il 25 giugno è stato ospite Pino Maniaci, giornalista e attivista antimafia, che si è soffermato sull’agire della magistratura evidenziando numerose zone d’ombra nella giustizia.
Il Procuratore Capo di Trani, Renato Nitti, è stato il protagonista del 27 giugno. É stato Pubblico Ministero presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Più volte è stato relatore in lezioni organizzate dalla Scuola Superiore della Magistratura e dal Consiglio Superiore della Magistratura; il suo ruolo di docente è stato apprezzato pure in appositi corsi di formazione per avvocati, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici di settore. È autore di numerose inchieste e pubblicazioni, specialmente in materia di criminalità economica e ambientale.
Il 29 giugno sarà la volta di Don Angelo Cassano, referente regionale di Libera, da sempre è al fianco dei giovani, in particolare quelli più fragili e più esposti alla criminalità.
Il 7 Luglio è stata la volta di Sandro Ruotolo, giornalista e senatore. Ha esordito nel giornalismo scrivendo per Il Manifesto, per poi entrare in Rai come inviato da Napoli (1980). A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta ha dato inizio al sodalizio professionale con Michele Santoro in molteplici programmi di analisi politica e sociale: Samarcanda, Il rosso e il nero, Tempo reale, Moby Dick, Moby’s (Premio Saint Vincent nel 1998), Circus, Sciuscià e Annozero.Nel 2020 è stato eletto al Senato alle elezioni suppletive, sostenuto da una coalizione di centrosinistra e da anni è sotto scorta a causa delle minacce ricevute dalla mafia.
É fatto giorno ringrazia la Cooperativa Zorba e tutti gli enti partner del progetto.
Inaugurazione Viale dei Giusti – Fondazione Angelo Cesareo
A 30 anni dalla Strage di Capaci e a un anno dall’inaugurazione del Viale dei Giusti, lodevole iniziativa di Fondazione “Angelo Cesareo” presso Serra Petrullo, si è tenuta una cerimonia con diversi momenti di riflessione sulla giustizia e la nonviolenza. L’associazione È FATTO GIORNO APS ringrazia i partecipanti, i relatori e soprattutto gli organizzatori che con passione dedicano tempo e forze ad un progetto che è anche un sogno di una comunità educante capace di diffondere legalità, facendo memoria del passato che diventa azione nel presente.
Luigi Ciotti incontra la comunità giudiziaria di Trani. Il giorno del riscatto. Interviene Pasquale Vitagliano Presidente di È FATTO GIORNO APS (VIDEO)
Lirio Abbate apprezzatissimo nell’ultima serata del Festival per la legalità a Terlizzi
La sobrietà e la corposa sostanza degli argomenti analizzati hanno rappresentato il tratto distintivo dell’ultima serata del Festival per la legalità 2021 di venerdì scorso 8 ottobre, incentrata sull’importanza del giornalismo d’inchiesta volto a dissipare misteri fitti e difficili da sbrogliare.
Attraverso il relazionare sul libro “Faccia da mostro”, di cui è autore il giornalista Lirio Abbate, vicedirettore de “L’Espresso”, gli ospiti, tra i massimi esperti delle vicende di mafia per la loro lunga carriera prestigiosa, hanno tentato di illuminare una fetta della storia italiana degli anni Ottanta che per certi versi rimane ancora oggi avvolta dalla nebbia.
Nella sua riconosciuta onestà intellettuale, Lirio Abbate ha messo nero su bianco un racconto avvincente «terribilmente vero» che può benissimo rientrare nel genere delle spy-story, spalancando una finestra alla possibilità di valutare ipotesi alternative di verità sugli intrecci tra la criminalità organizzata e gli apparati statali.
«Mi ha fatto male interiormente scrivere questo libro per tutti gli elementi sconcertanti che emergono, ma avevo necessità di fare luce su leggende metropolitane», dichiara Lirio Abbate in una gremitissima sala della Pinacoteca De Napoli, con una platea altrettanto titolata e curiosa. Abbate vive sotto scorta dati i pericoli corsi negli anni: nel 2017, tra l’altro, ha subito un attentato alla propria incolumità, ma nonostante la paura, il coraggio non s’arresta e la volontà di raccontare i fatti di rilevanza pubblica è più forte di qualsiasi timore.
Angoscia e turbamento trasudano da ogni pagina. «Lo Stato è sempre affidabile? Non sempre», dichiara in maniera asciutta Giuseppe Volpe, già procuratore capo del tribunale di Bari, il quale riconosce la professionalità di Abbate per aver anticipato le indagini della magistratura inquirente in alcuni casi celebri, come quello di Massimo Carminati, fiutando indizi significativi sui quali intervenire.
«L’uomo al centro»: il messaggio del secondo appuntamento del Festival per la legalità
«L’uomo al centro» è il messaggio chiave emerso nel corso del secondo appuntamento del Festival per la legalità 2021 lo scorso venerdì 10 settembre. Sei relatori qualificati e dai background differenti hanno spaziato notevolmente in un paio d’ore di dibattito dai crimini ambientali al finalismo rieducativo della pena volto alla possibile reimmissione nel contesto sociale dei detenuti.
Un tributo al valore della persona e ai suoi diritti inviolabili che ha trovato consacrazione nelle testimonianze ecclesiastiche, politiche, giornalistiche e pedagogistiche. «La custodia dell’ambiente è strettamente interconnessa con la riscoperta dell’umanità e del senso di fraternità», chiosa Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, nonché vescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti, sostenendo che «la Chiesa non può tacere dinanzi agli scempi ambientali, ma al contrario deve dare atto della sua capacità di azione in maniera capillare».
«È importante che qualcuno martelli questi signori in maniera costante così da non lasciare loro vita facile», commenta da buon professionista Pino Ciociola, giornalista di Avvenire. Di certo risulta difficile tagliare di netto gli affari loschi, eppure stare alle calcagna con inchieste e divulgazione di informazioni, spiattellando almeno il marciume tracciabile, aiuta i cittadini ad acquisire maggiore consapevolezza e le autorità a intervenire in maniera consona.
La salvaguardia del creato è compito di ciascun cittadino. Occorre «mettere insieme il bene personale con il bene comune e fiorire in qualsiasi luogo ci troviamo», sono le parole di don Maurizio Patriciello, personalità istrionica che ha conquistato la scena del Chiostro delle Clarisse con la sua verve frizzantina e avvolgente.
Patriciello svolge la sua missione cristiana a Caivano, cittadina in provincia di Napoli, in cui le vite spezzate si contano a bizzeffe sia per le malattie oncologiche diffusissime sia per l’irresponsabilità di numerosi giovani che auto-sabotano la propria esistenza. «Tuttavia siamo condannati a sperare», ironizza il parroco che con solerzia, attraverso la sua attività quotidiana, aiuta centinaia di persone a tirare avanti.
Grande successo per la prima serata del Festival per la legalità Consegna della targa “Eroi borghesi” a Giuseppe Miseo in memoria di Rocco Scotellaro
Tre buoni esempi di impegno e resistenza hanno magnetizzato l’ascolto della platea, registrando il tutto esaurito nel Chiostro delle Clarisse nel corso della prima serata della X edizione del Festival per la legalità: i sindaci Antonio Decaro, Michele Abbaticchio e Rinaldo Melucci si sono distinti in una dissertazione sul coraggio, oggi più che mai necessario, per guidare territori complessi e variegati.
La kermesse curata da É FATTO GIORNO APS ha attratto spettatori multiformi, dai cittadini curiosi ad alcuni consiglieri comunali, e ha visto persino la partecipazione del primo cittadino di Terlizzi Ninni Gemmato, attento al relazionare dei suoi colleghi.
Il Festival per la legalità rappresenta un «bilancio orientato al passato e un momento di riflessione per il futuro», ci tiene a precisare Pasquale Vitagliano, presidente dell’associazione “È fatto giorno” e punto di riferimento del movimento civico, «La legalità va considerata come una sorta di infrastruttura per la crescita della comunità».
«Le responsabilità dei sindaci si sono moltiplicate notevolmente e le pressioni sono aumentate esponenzialmente», spiega Antonio Decaro, sindaco di Bari e della Città metropolitana, nonché presidente dell’Anci, «è anche vero, però, che se un sindaco sbaglia in maniera grave, deve pagare più degli altri, perché ha tradito il consenso».
Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vicepresidente di Avviso Pubblico, sente di essere il «responsabile morale» del tragico omicidio avvenuto di recente nella stessa Bitonto che ha visto la scomparsa del quarantunenne Paolo Caprio per mano del pregiudicato ventenne Fabio Giampalmo che, secondo l’accusa, avrebbe agito per futili motivi.
«Programmazione e capacità di autodeterminarsi per il futuro» è il viatico promosso da Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto ed emblema di resilienza, che con fatica e determinazione quotidianamente instilla pillole di consapevolezza nella sua collettività: lame di luce che trafiggono il buio dei decenni passati.
Un incontro denso e ricco di aneddoti per smorzare la serietà delle tematiche affrontate. E alla politica ha fatto da contraltare la poesia attraverso la voce dell’attore di Tricarico, Giuseppe Miseo: l’interpretazione appassionata e profonda dei versi di Rocco Scotellaro ha amalgamato le testimonianze degli amministratori.