(VIII) Sotto la Tutela del Diritto

Un successo per l’VIII edizione del Festival per la Legalità, la kermesse annuale organizzata da Città Civile che, da otto anni a questa parte, offre alla città numerosi approfondimenti e spunti di riflessione su questioni di stringente attualità. “Legalità, testimonianza e disobbedienza civile. Semi di legalità per costruire la città terrestre” è il titolo scelto per questa ottava edizione che si è svolto in memoria di Rosario Livatino, il giudice ragazzino assassinato dalla Stidda agrigentina a soli 38 anni.

Il Festival si è aperto venerdì 3 maggio, con la serata “In ricordo di Rosario Livatino” durante la quale sono intervenuti Don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione, e il magistrato Roberto Rossi, procuratore aggiunto a Bari.

Giuseppe Livatino

E’ stata celebrata la vita di Rosario Livatino, non di certo la sua tragica scomparsa. La sua morte, anzi, è stata consacrata come quella di un «martire civile», come spiega Don Giuseppe Livatino, lontano parente del magistrato, nonché postulatore della causa di beatificazione. «Il termine martire significa testimone. Rosario con la sua vita ha testimoniato che è possibile un diverso modo di vivere, opponendosi alle scelleratezze mafiose in un territorio difficile qual è quello siciliano». Una breve esistenza quella di Rosario, brutalmente zittito alla soglia dei suoi 38 anni, il 21 settembre 1990, con un colpo di pistola sparato tra il naso e la bocca, inferto proprio come segno di tacere.

Cinzia Urbano, Roberto Rossi e Roberto Campanelli.

L’esigenza di renderlo “Santo” parte proprio dalla necessità di elevare spiritualmente le azioni compiute in vita e di consacrarle definitivamente. Rosario coniugava la coscienza civica con la profonda fede religiosa. Ogni mattina, prima di recarsi in Tribunale, era solito rivolgere parole a Dio nella vicina chiesa di San Giuseppe; in maniera compassionevole, pregava per i pregiudicati uccisi, perché erano fratelli cristiani incontrati nella sventura.

Mercoledì 8 maggio, invece, è stata la volta di “Noi non c’eravamo”, incontro in cui gli studenti del Polo Liceale “Fiore-Sylos” hanno intervistati Fiammetta Borsellino. A coordinare l’evento è stato Piero Ricci, presidente Ordine Giornalisti Puglia, insieme a Pasquale Vitagliano, presidente Ass. Festival per la Legalità.

Fiammetta Borsellino

È stata un fiume in piena Fiammetta Borsellino, la protagonista indiscussa della seconda serata del Festival per la Legalità, che ha catalizzato su di sé, per circa due ore, la totale attenzione di una platea emotivamente coinvolta nel racconto di tutto ciò che è emerso a seguito della tragica strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui perse la vita il magistrato Paolo Borsellino. Un uditorio eterogeneo e qualificato, proveniente addirittura da Foggia e Canosa, ha occupato tutti i posti a sedere e in piedi del Chiostro delle Clarisse per ascoltare dal vivo le parole toccanti dell’ospite d’onore.

Marika De Palo, Fiammetta Borsellino, Piero Ricci e Lucia Dell’Aquila

Donna forte e tenace, Fiammetta ha cominciato a esporsi e girare in tutta Italia soltanto di recente, a partire dal 2017, quando è stata pronunciata la dura sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta che ha riconosciuto la strage di via D’Amelio come uno dei più grandi «depistaggi della storia». Tante anomalie nei quattro processi che si sono tenuti in più di vent’anni, incentrati tutti sulla figura del falso pentito Vincenzo Scarantino, fino a quando non è intervenuto Gaspare Spatuzza, che ha confessato di essere stato uno degli esecutori materiali del delitto. Per non parlare poi delle numerose stranezze che sono circolate per moltissimo tempo nell’ambiente di lavoro tra magistrati, avvocati e forze dell’ordine, volte a insabbiare la vicenda.

L’inviato delle Iene Ismaele La Vardera è stato il protagonista venerdì 17 maggio con la presentazione del documentario “Italian Politic For Dummies”. Ad affiancarlo Daniela Zappatore, consigliere comunale di Città Civile.

Ismaele La Vardera

Soltanto venticinque anni e avere il coraggio di schierarsi contro l’omertà politica di fronte alla telecamere nazionali, mosso dallo spirito di rendere la stessa politica una «scatola trasparente». È questa l’idea che guida le azioni di Ismaele La Vardera, il giornalista de Le Iene, ospite del terzo appuntamento del Festival per la Legalità, andato in scena venerdì scorso, 17 maggio, nel Chiostro delle Clarisse.

«Prima di parlare di mafia, sconfiggiamo il mafioso che è in noi» è il fil rouge che lo impegna da anni a dare l’esempio di cittadino attento alle pratiche del vivere civile. «Buttare le carte per terra, parcheggiare in doppia fila, chiedere favori ai politici» sono gesti che per molte persone si rivelano quotidiani, alimentando così un ciclo vizioso di scorrettezza e mala fede.

Lydia Balest, Ismaele La Vardera e Daniela Zappatore

Dal «ciuffo rosso», curioso, simpatico e mediatico, La Vardera si è candidato a sindaco di Palermo nel 2017 a ventitre anni, risultando il primo candidato sindaco più giovane del capoluogo siciliano e ottenendo un risultato pari al 3% dei voti. Ismaele era partito con l’idea di fare il sindaco, sostenuto dalla Meloni e da Salvini. Ma durante il percorso elettorale, ha maturato la consapevolezza di dover registrare di nascosto tutte le situazioni scomode che si è trovato a fronteggiare. Solo a urne chiuse, ha deciso di rivelare a tutti di aver in mente di produrre un documentario.

“Il Sindaco. Italian Politics for Dummies” è il «trionfo dell’ovvietà in cui è presente tutto che quello che sapete già». Corteggiato da tanti politici nel corso delle elezioni, La Vardera è entrato in contatto con moltissimi personaggi discutibili, tra cui boss mafiosi che detengono ancora oggi le fila del potere. «Qual è il confine tra l’accordo politico e il voto di scambio politico-mafioso?» è il quesito che percorre il docufilm.

L’ultimo appuntamento del Festival ha visto la presentazione del libro “Il ragazzo nel pozzo” di Michela Magnifico. Tra i relatori vi erano anche Elvira Zaccagnino, Edizioni LaMeridiana e Pino Ciociola, inviato Speciale di Avvenire.

Michele Cagnetta, Pino Ciociola, Michela Magnifico ed Elvira Zaccagnino

Un focus sulla mafia pugliese, in particolar modo quella della Capitanata, è stato al centro dell’ultimo incontro del Festival per la Legalità di questo maggio 2019, conclusosi giovedì sera nella cornice del Chiostro delle Clarisse, al cospetto di un oratorio piuttosto qualificato, composto anche da diversi docenti degli istituti scolastici di paesi limitrofi. «Negli anni Novanta non avevamo la giusta contezza che la mafia di casa nostra si stesse accreditando a livelli sempre maggiori», spiega Elvira Zaccagnino, editrice de La Meridiana.

Michela Magnifico

La mafia garganica, chiamata «società» in gergo, è, purtroppo, da annoverarsi tra le organizzazioni criminali più cruente che ci possano essere, fondate su una compagine clanica in cui è forte il legame del sangue. Feroce, si basa sugli sciagurati capisaldi della forza, della vendetta e della punizione, puntando a intessere un capillare controllo del territorio e lasciando scie di sangue e di lupare bianche. Deve la sua solidità anche a un’ostile morfologia del territorio che le consente di insinuarsi senza destare sospetti: si pensi, ad esempio, che in alcune zone non c’è nemmeno segnale telefonico.

Quali sono le peculiarità della mafia pugliese? «L’omertà e l’assenza di una struttura verticistica, dovuta quest’ultima ad alleanze fra clan non solo a livello nazionale», puntualizza Pino Ciociola, inviato di Avvenire, «Le mafie non sono un antistato, ma sono piuttosto uno Stato parallelo che prolifica laddove le istituzioni sono completamente assenti».

Un territorio difficile da abitare quello foggiano. Lo ha testimoniato Michela Magnifico, giornalista ivi residente che si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Attraverso il libro “Il ragazzo nel pozzo”, di cui è autrice insieme a Gianmatteo Pepe, ha voluto mantenere viva la memoria di tutti i più gravi delitti di cui è stata macchiata la Capitanata, perché è come se la mafia foggiana «non avesse lo stesso appeal della camorra», tale da catturare l’attenzione dei media nazionali.

GALLERIA FESTIVAL 2019

Ventisei anni fa l’autobomba davanti al Palazzo di Città a Terlizzi (Ba)

Ore 8,10, appuntamento con la strage. Era il 7 maggio del 1993. ll vigile urbano Gioacchino De Sario in perlustrazione posa l’ occhio su un’ auto sospetta. È strano, molto strano che sia pargheggiata proprio lì, davanti all ‘androne di ingresso della casa comunale. Pochi attimi per capire cosa fare, pochi attimi per farsi sopraffare dalla paura o far emergere il coraggio e il senso del dovere. Invita passanti e i dipendenti del Comune di Terlizzi ad allontanarsi: “Andate via, allontanatevi”- grida- poi apre lo sportello ed è l’ inferno: l’ uomo viene scaraventato per venti metri, avvolto dalle fiamme, c’ è chi grida, chi piange, l’ autobomba è del tipo “siciliano”. Un’ autobomba per una strage, mancata grazie ad un atto di eroismo. “Ha salvato i nostri bambini” ripete una donna nella piazza illuminata di sirene.

Non era il primo evento criminoso avvenuto in città. E non è stato certo l’ ultimo.
L’ elenco è lungo molto lungo fino a giungere all’ ultima sparatoria quella del 20 2019 marzo, passata così nel silenzio assordante di tutti.
Il silenzio che fa prosperare ciò che buono non è.

Foto di Pietro Guastamacchia
Archivio storico sig. Damiano Paparella

Programma completo del Festival per la Legalità 2019

Giunge alla sua VIII edizione il Festival per la legalità, la kermesse annuale promossa dall’ “Associazione Festival per la Legalità – Città Civile” che arricchirà la Primavera di Terlizzi (BARI) nel mese di Maggio 2019, presso il Chiostro delle Clarisse, con quattro imperdibili appuntamenti. Insieme a personalità di spicco della scena pubblica, si dialogherà su temi di particolare interesse sociale stimolando curiosità e riflessioni in uno spirito di aggregazione e condivisione.

Organizzato in collaborazione degli studenti della 4BES del Polo Liceale di Terlizzi, grazie al progetto di alternanza scuola lavoro “scuola di cittadinanza”, questa edizione del Festival è dedicata in particolare ai due Magistrati Rosario Livatino e Paolo Borsellino, con la presenza dei due ospiti Don Giuseppe Livatino e Fiammetta Borsellino.

Terlizzi. Ismaele La Vardera al Festival per la Legalità

Si chiama Il Sindaco, Italian Politics for Dummies, ed è un documentario unico nel suo genere: è fatto con le riprese video di una vera campagna elettorale. Quella di Ismaele La Vardera, inviato delle Iene, che alle elezioni comunali di Palermo del 2017, si era candidato sindaco registrando con una telecamera nascosta alcuni dei protagonisti della campagna elettorale.

#Biografia Ismaele La Vardera nasce nel 1993 a Palermo. Da sempre intraprendente e appassionato di giornalismo, inizia già durante gli anni del liceo ad avvicinarsi alla professione che inizierà poi a praticare una volta ottenuto il diploma.

Assieme agli studi universitari, La Vardera inizia a collaborare per l’emittenteCanale 8, per il quale conduceva il telegiornale, oltre che con il Giornale di Sicilia dove era il corrispondente da Ficarazzi.

La svolta però avviene nel 2013 dopo un incontro all’Università di Palermo tra il giovane La Vardera e Pino Maniaci, il padre di Telejato recentemente rinviato a giudizio con la grave accusa di estorsione ai danni di alcuni sindaci e amministratori.

Il lavoro svolto da Ismaele conquista lo scenario nazionale per un servizio realizzato nel 2014 per Telejato su delle irregolarità nel voto delle europee aVillabate, inchiesta questa che porterà alle dimissioni di tutta la giunta della cittadina siciliana.

Il servizio viene ripreso anche dalla trasmissione Le Iene diventando così di grande dominio, con Ismaele La Vardera che poi nel dicembre dello stesso anno pubblica il libro Le piccole cose fanno la differenza, con la prefazione di Lirio Abate.

Dopo aver ricevuto diverse menzioni per il lavoro svolto, nel marzo 2015 fonda l’Associazione Nazionale per le Verità Scomode, una sorta di rete dove si mettono in contatto più figure professionali unite dalla lotta alla mafia.

Sempre nello stesso anno poi La Vardera entra a far parte del cast della trasmissione di Italia Uno OpenSpace, per poi iniziare anche a collaborare con Le Iene realizzando diversi servizi per lo storico programma targato Mediaset.

A gennaio 2017 poi la decisione di scendere in politica, candidandosi a sindaco di Palermo sostenuto dalla lista Centrodestra per Palermo, dove dentro ci sono Fratelli d’Italia e Noi con Salvini.

Le elezioni amministrative a Palermo non sono andate molto bene per La Vardera: la sua lista ha ottenuto solo 7.000 voti circa, pari al 2,59%, rimanendo così fuori dalla composizione del consiglio comunale vista la soglia di sbarramento fissata al 3%.

La Vardera però andava in giro sempre accompagnato da un cameraman,il quale avrebbe filmato e registrato di nascosto gran parte della sua campagna elettorale, tenendo all’oscuro di questo i suoi candidati e referenti politici.

Dopo più di un anno è uscito nelle sale Italian Politics for Dummies, letteralmente “politica italiana per principianti”, docufilm prodotto da Davide Parenti patron de Le Iene e che racconterà proprio l’avventura politica a Palermo del giovane giornalista.

Ismaele la Vardera sarà ospite dell’VIII Edizione del Festival per la Legalitàche si terrà a Maggio in Terlizzi.

Sostieni il Festival per la Legalità 2019 – VIII Edizione

Carissimo/a,

anche quest’anno ci siamo impegnati per la realizzazione dell’VIII Edizione del Festival per la Legalità. Il programma è ricco di contenuti e importanti presenze, testimonianze di cui la nostra comunità ha fortemente bisogno.

Dal 2012 stiamo dando continuità a un percorso sempre più strutturato e partecipato. Sono tanti i suggerimenti che durante tutto l’arco dell’anno riceviamo e condividiamo in assemblea. Per questo vi ringraziamo.

La collaborazione con gli studenti del Polo Liceale di Terlizzi, attraverso la promozione di progetti di alternanza scuola lavoro sulla cittadinanza attiva, ci hanno permesso di maturare una nuova concezione di questo evento, che pian piano si sta trasformando in qualcosa di più di una semplice rassegna di convegni. 

Abbiamo intensificato, ad esempio, le attività mattutine nelle scuole superiori di Terlizzi (non solo! Quest’anno saremo anche a Molfetta!).

A breve pubblicheremo il programma completo, e saremo felici se anche tu condividessi con noi gli incontri che si terranno i giorni 3 , 8 , 17 e 23 Maggio 2019 presso il Chiostro delle Clarisse in Piazza.

Inoltre, qualora volessi sostenere concretamente la nostra iniziativa sappi che è possibile contribuire economicamente ai costi del Festival. Una piccola e simbolica donazione è importante per la realizzazione dell’evento. Se invece hai un’attività commerciale, sei un libero professionista ecc…ricorda che è ancora possibile diventare sponsor dell’evento e ricevere regolare ricevuta fiscale. Puoi scriverci alla mail festivalperlalegalita@gmail.com o tramite la nostra pagina facebook FESTIVAL PER LA LEGALITA’ o al numero 3339739798.

Detto questo, nei prossimi giorni ti gireremo il programma e tutto il materiale che potrai liberamente condividere tra i tuoi contatti e amici.

Appuntamento al 3 Maggio 2019 !

Livatino, le parole di Borsellino all’indomani dell’assassinio. Festival per la Legalità 2019 – Terlizzi.

Non solo “giudice ragazzino” – ucciso all’età di 38 anni – ma anche magistrato incorruttibile, sorretto a un tempo dall’amore per la giustizia e da un’incrollabile fede, poco amante dei riflettori – gli interventi pubblici si contano sulle dita di una mano – e capace di lasciare un’eredità professionale tuttora conservata negli archivi del Tribunale di Agrigento.

Livatino, al pari di Antonino Saetta – giudice ucciso due anni prima insieme al figlio Stefano e, come Rosario, originario di Canicattì – fu il simbolo di quella magistratura costantemente in prima linea, esposta alla violenza di “mani omicide che percorrono questa terra, impunite e con terrificante sicurezza di perdurante impunità”. È lo stesso Borsellino, durante l’assemblea dell’Anm all’indomani dell’uccisione di Livatino, a tratteggiare il ricordo del collega, di cui riportiamo uno stralcio.

“Non ho potuto evitare che in me insorgesse la mortificante sensazione del già visto, del già sentito, del già detto e del già fatto, come se ancora una volta, per inevitabile condanna storica fosse necessario sottoporsi a questo inevitabile ed inutile rituale. Del già visto, perché il viso innocente di bambino di Rosario, sforacchiato da colpi micidiali, che mi è apparso in fondo alla brulla scarpata sotto il lenzuolo bianco, il cui lembo non ho potuto fare a meno di sollevare, mi ha immediatamente richiamato alla memoria tanti altri visi di colleghi ed amici, colpiti anch’essi nella loro giovinezza o maturità dalle mani omicide che percorrono questa terra, impunite e con terrificante sicurezza di perdurante impunità. Del già sentito, perché subito dopo ho riascoltato esplodere lo sciacallaggio morale di chi, anche tra colleghi, non trova di meglio che addebitare alla stessa magistratura siciliana la responsabilità di questi tragici eventi, risollevando stantie argomentazioni razzisatiche, che dimenticano come tutto quello che contro la mafia si è fatto in Sicilia è stato opera di magistrati siciliani e dei loro collaboratori, nonostante la scandalosa assenza delle altre Istituzioni dello Stato che vi dispiegassero doverosamente tutti i mezzi e gli sforzi dovuti.
Io non esprimo solidarietà ai colleghi di Agrigento, oggetto in questi giorni di ignobili indiscriminati attacchi. Esprimo insieme a loro lo sdegno verso gratuite ed ingiuste generali criminalizzazioni, che colpiscono anche me e la grande maggioranza dei miei colleghi, siciliani e non siciliani.
Non è difesa corporativa. Se ci sono mele marce vanno individuate, punite ed eliminate, ma non deve essere consentito a nessuno avvalersi di queste tragiche occasioni per liberarsi a poco prezzo di magistrati scomodi che cercano di fare tutto il loro dovere, e spesso molto di più, in condizioni di lavoro inammissibili in un paese civile.
Del già detto, perché il macabro inutile rituale comprende anche un determinato periodo di lamentazioni da un lato e promesse dall’altro, l’une avanzate e le altre propinate quasi come un medicinale digestivo della tragedia, affinché dopo alcuni giorni più non se ne parli e ci si possa continuare ad occupare, senza distrazioni fastidiose, della crisi del Golfo e delle grandi civili riforme sanitarie o carcerarie.
Ed allora l’idea di convocare questa Assemblea è nata insieme col fermo proposito di sfuggire finalmente a queste logiche ripetitive, di non celebrare più alcuna cerimonia rituale, di non ripetere più tristemente, come il 28 settembre 1988, che la magistratura siciliana, ormai da troppo tempo sottoposta ad inconcepibili aggressioni, avrebbe continuato come in passato a fare il proprio dovere con rinnovata energia e passione di giustizia.
Sì è vero, dopo ogni barbaro assassinio di giudici non si è verificato alcun cedimento né si è registrata alcuna defezione; anzi il lavoro è continuato con maggiori sacrifici e risultati apprezzabili. Ma abbiamo detto già due anni fa che l’impegno dei magistrati non poteva costituire alibi per le perduranti gravissime inadempienze che contribuiscono a tenere questa terra in preda alle organizzazioni criminali. Aggiungiamo oggi che questo impegno è allo stremo: a forza di spillar vino dalla botte questa si svuota. E qui non di vino si tratta”.

Agrigento, 1° ottobre 1990

Come preannunciato in precedenti articoli, in occasione del Festival per la Legalità 2019-VIII Edizione dedicheremo due incontri si due magistrati, incontrando Fiammetta Borsellino e Don Giuseppe Livatino.

A breve il programma completo

Don Giuseppe Livatino a Terlizzi per il Festival per la Legalità. In ricordo di Rosario Livatino

È passato alla storia come “il giudice ragazzino”, perché quando morì, per mano di quattro killer e per ordine della Stidda la mafia agrigentina, lungo la statale che ogni mattina percorreva con la sua auto da Canicattì ad Agrigento, Rosario Livatino aveva 38 anni: il più giovane dei 27 magistrati uccisi in ragione del loro servizio in prevalenza, ma non solo, dalla mafia o dai terroristi. Quando lo fecero sbandare, Livatino uscì dall’ auto, cercando salvezza fuggendo per i campi, lo finirono con un colpo di pistola al volto.

Si era laureato in Giurisprudenza a 22 anni  con il massimo dei voti ed era entrato in magistratura, tra i primi al concorso, nel 1978, dopo aver già vinto un altro concorso pubblico. ll 21 settembre del 1990, quando è stato ucciso, era giudice di Tribunale, in servizio ad Agrigento come giudice a latere e si occupava di misure di prevenzione. Qualche anno prima da sostituto procuratore aveva condotto le indagini sugli interessi economici della mafia, sulla guerra di mafia a Palma di Montechiaro, sull’ intreccio tra mafia e affari, delineando il “sistema della corruzione”. Stando alla sentenza che ha condannato esecutori e mandanti del suo omicidio, Livatino è stato ucciso perché «perseguiva le cosche mafiose impedendone l’ attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, cioè una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole, che è poi quella non rara che ha consentito la proliferazione, il rafforzamento e l’espansione della mafia».

Scriveva Rosario Livatino a proposito dell’ immagine del magistrato: «L’indipendenza del giudice, infatti, non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua capacità di sacrifizio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale, nella scelta delle sue amicizie, nella sua indisponibilità ad iniziative e ad affari, tuttoché consentiti ma rischiosi, nella rinunzia ad ogni desiderio di incarichi e prebende, specie in settori che, per loro natura o per le implicazioni che comportano, possono produrre il germe della contaminazione ed il pericolo della interferenza; l’indipendenza del giudice è infine nella sua credibilità, che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni ed in ogni momento della sua attività».

In ossequio a queste convinzioni conduceva la sua vita, riservatissima, nella casa che condivideva con i genitori. Non faceva mistero di una profonda fede cristiana, che conciliava rigorosamente con la laicità della propria funzione. È rimasto celebre a proposito un passo di un suo scritto dei primi anni Ottanta in tema di fede e diritto: «Il compito (…) del magistrato è quello di decidere; (…): una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. (…) Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata. Il magistrato non credente sostituirà il riferimento al trascendente con quello al corpo sociale, con un diverso senso ma con uguale impegno spirituale. Entrambi, però, credente e non credente, devono, nel momento del decidere, dimettere ogni vanità e soprattutto ogni superbia; devono avvertire tutto il peso del potere affidato alle loro mani, peso tanto più grande perché il potere è esercitato in libertà ed autonomia».

In fondo alle sue agende, gli inquirenti che indagavano sulla sua morte trovarono una sigla misteriosa “s.t.d.” che li mise a lungo in scacco finché non scoprirono l’ arcano: il significato era sub tutela dei, nelle mani di Dio.

Il 19 luglio del 2011 è stato firmato dall’arcivescovo Francesco Montenegro il decreto per l’avvio del processo diocesano di beatificazione di Rosario Livatino.

Don Giuseppe Livatino, Postulatore della causa di canonizzazione del “giudice ragazzino”, sarà ospite del prossimo Festival per la Legalità.

A breve il programma completo.

Contatti: festivalperlalegalita@gmail.com

Fiammetta Borsellino a Terlizzi per il Festival per la Legalità

Fiammetta Borsellino ha 46 anni ed è la figlia più piccola del magistrato Paolo Borsellino, tragicamente scomparso nell’attentato di Via d’Amelio del 19 luglio 1992, ucciso dalla Mafia, assieme a cinque uomini della sua scorta. Da tempo Fiammetta Borsellino si batte con tenacia per comprendere quali sono state le anomalie sulle indagini e i processi sulla strage di via D’Amelio. Ad oggi, come ha più volte ribadito la Borsellino in interviste e apparizioni televisive, ci sono tanti perché che non hanno ancora avuto risposta e fino a quando questa risposta non ci sarà lei continuerà a battersi strenuamente e a chiedere il perché queste risposte non vengano date. Le indagini sulla strage di via D’Amelio, come ha più volte dichiarato, furono depistate già a partire dal 1992. Tempo fa Fiammetta Borsellino incontrò in carcere Giuseppe Graviano, boss di Cosa Nostra ritenuto responsabile della strage di Via d’Amelio, assieme ad altri esponenti della Cupola. Da ormai 26 anni Fiammetta Borsellino si batte per la ricerca della verità e con la sua forza e la sua tenacia si racconterà al prossimo Festival per la Legalità che si terrà a Terlizzi nel prossimo mese di Maggio.

A breve il programma completo dell’VIII Edizione del Festival per la Legalità.

Contatti:  festivalperlalegalita@gmail.com

Terlizzi. Libera ricorda Michele Fazio: “manteniamo viva la memoria”

Ringraziamo Pinuccio Fazio e Roberto Campanelli di Libera Puglia per aver dedicato tempo e passione all”incontro Terlizzi. Manteniamo Viva la Memoria dello sorso 12 Marzo in Biblioteca a Terlizzi. Una tappa importante in vista della Giornata della Memoria e dell’impegno del prossimo 21 Marzo a Brindisi. Al prossimo appuntamento!

Terlizzi ospita Pinuccio Fazio verso la giornata di Libera del 21 Marzo

Dalla morte alla lotta, dal dolore all’impegno civile. Il 12 luglio 2001 Michele Fazio, 16 anni, fu ucciso per sbaglio in largo Amendoni, a Bari vecchia, da un proiettile indirizzato a qualcun altro, in una guerra fra clan rivali. Una delle tante vittime innocenti di mafia, il cui nome continua a riecheggiare oggi nell’impegno dei genitori Pinuccio e Lella Fazio e nelle iniziative dell’associazione intitolata proprio a Michele.

Il costituendo presidio di Libera di Terlizzi vi invita all’incontro pubblico di Martedì 12 Marzo, ore 19.15 in Biblioteca, in vista dell’appuntamento del 21 Marzo 2019, prima giornata di primavera e giornata della memoria e dell’impegno di Libera. Ospitiamo Pinuccio Fazio e Roberto Campanelli, membro segreteria Libera Puglia. Modera Cinzia Urbano, membro del costituendo presidio.

La cittadinanza è invitata

Comunicato – Costituendo Presidio di Libera Terlizzi

Il costituendo presidio di Libera Terlizzi esprime sdegno e ferma condanna in relazione agli atti di inciviltà perpetrati alla struttura della scuola Moro-Fiore.
Episodi delinquenziali di tale portata non possono essere confinati in meri e banali atti vandalici ma, al contrario, vanno inscritti in un più ampio contesto di sofferenza sociale che nel tempo potrebbe provocare effetti deleteri per la crescita della nostra cittadina. 

Colpire la Scuola, quale istituto di formazione dei cittadini del domani, rappresenta un pericoloso campanello d’allarme, giacché punta i riflettori su chi non si sente parte integrante della nostra comunità. La distruzione di beni utili a tutti non è che una manifestazione di arroganza di coloro che disprezzano il senso civico, talvolta credendo erroneamente di essere immuni da provvedimenti delle autorità.

Auspichiamo che l’amministrazione possa esercitare il prima possibile un segnale forte, intervenendo a tutela degli spazi pubblici e promuovendo buone pratiche di educazione civica per la conservazione e la valorizzazione delle nostre scuole.

A chi ha orchestrato e commesso tali vigliaccherie lanciamo un messaggio chiaro: la Scuola e la nostra comunità non si lasciano intimidire.  Continueremo, insieme alla rete di associazioni del presidio, a portare avanti il nostro lavoro di costruzione e diffusione di un’autentica cultura della Legalità e del rispetto delle regole, fondamentali per la vita sociale al fine di salvaguardare il pieno sviluppo della persona umana all’interno della collettività.

Esprimiamo anche totale fiducia nelle forze dell’ordine che operano sul territorio, garantendo piena collaborazione.

Rassegna di Cineconomia, sotto le stelle. Terlizzi

Vi invitiamo alla rassegna cinematografica, organizzata dal Piccolo Osservatorio Garzia di Terlizzi (Bari), ad ingresso gratuito, che ha lo scopo di informare la gente di tutti i fatti che hanno determinato la più grande recessione dell’occidente dal 2008 ad oggi.  Gli eventi vedono la nostra associazione “Festival per la Legalità” partner dell’evento.

La due giorni è articolata con proiezioni di documentari, letture di discorsi tenuti all’O.N.U., dibatti con il regista ed esperti della Decrescita Felice.

Il resto delle informazioni le troverete riportate nell’immagine dell’evento.
Il tutto inserito in una location magica “IL CHIOSTRO DELLA CHIESA S. MARIA ”
interamente affrescato, e nei giorni che precedono la festa patronale del paese, che consiglio vivamente di vedere.

Nella speranza di condividere le eventuali riflessioni che questo evento possa suscitare.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1835694576476263/?notif_t=plan_user_associated&notif_id=1532538250847062

#MaglietteRosse 7 Luglio 2018 – Terlizzi

Un filo rosso che tiene insieme la comunità di chi non può più restare a guardare la tragedia delle morti in mare. E un mare di magliette rosse per “fermare l’emorragia di umanità”.

E’ un successo l’iniziativa lanciata dal presidente di Libera Contro le Mafie Don Luigi Ciotti, daLegambiente Onlus, Arci nazionale e Associazione Nazionale Partigiani Italiani che il presidio di Libera di Terlizzi ha voluto promuovere anche nella propria città, organizzando una passeggiata collettiva.

Iniziativa riuscitissima grazie tutti i partecipanti e alle associazioni Festival per la Legalità, Coordinamento Cittadino di Azione Cattolica Terlizzi, puliAMO TERLIZZI e Fidas Terlizzi.

No indifferenza e Si ad un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà.

Una maglietta rossa

per ricordare gli uomini, le donne e i bambini che giacciono in mare.
per tutti i poveri della terra, quelli lontani e quelli che percorrono le nostre strade
per tutti coloro che vengono sfruttati
per gli ammalati e per tutti gli uomini che tendono la loro mano in cerca di aiuto, vicinanza e solidarietà
Una maglietta rossa gli uni per gli altri.
Perché tutti, prima o poi abbiamo bisogno di qualcosa, non foss’altro che una parola di conforto
Non siamo di destra, non di sinistra, non siamo ricchi, non siamo poveri….siamo uomini che vogliono gridare forte: restiamo umani”

Concorso di narrativa, poesia e fotografia in bianco e nero: “Costruire la Città Terrestre”. Danilo Dolci, per una nuova etica ambientale.

CONCORSO LETTERARIO E FOTOGRAFICO.

Associazione Festival per la legalità –Terlizzi

Rivista Neobar – Neobar.net

 

REGOLAMENTO:

Il concorso è rivolto a:

  • Studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado
  • Tutti gli interessati

Si può partecipare con un elaborato ispirato alla figura di Danilo Dolci e al suo impegno intorno ai temi dell’Antropocene in una, o più, delle seguenti sezioni: narrativa, poesia, fotografia in bianco e nero.

  • Sezione Narrativa

Tutti gli elaborati, in lingua italiana, devono avere un titolo e il nome e cognome dell’autore e, solo per gli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado, nome, telefono, email della scuola di appartenenza. Si concorre con un racconto inedito,non eccedente complessivamente le 3.000 parole (in caratteri Times New Roman 12, interlinea 1,5), e contenuto in un unico file.

Gli elaborati vanno spediti via email, entro il 5 dicembre 2018 al seguente indirizzo: neobarinfo@aol.com

  • Sezione Poesia

Tutti gli elaborati, in lingua italiana, devono avere un titolo e il nome e cognome dell’autore e, solo per gli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado, nome, telefono, email della scuola di appartenenza. Si concorre con da una a tre poesie inedite (in caratteri Times New Roman 12, interlinea 1,5), non eccedenti complessivamente i 50 versi e contenute in un unico file.

Gli elaborati vanno spediti via email, entro il 5 dicembre 2018, al seguente indirizzo:neobarinfo@aol.com

  • Sezione Fotografia in bianco e nero

Tutti gli elaborati devono avere un titolo e il nome e cognome dell’autore e, solo per gli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado, nome, telefono, email della scuola di appartenenza. Si concorre con da una a tre fotografie in bianco e nero (in formato digitale JPG, con almeno 2.000 pixel per il lato più corto).

Gli elaborati vanno spediti via email, entro il 5 dicembre 2018, al seguente indirizzo: neobarinfo@aol.com

Vincitori

Gli elaborati saranno valutati da un giuria composta da:

  • Flavia Schiavo e Rino Coluccello per la narrativa
  • Annamaria Ferramosca e Anna Maria Curci, per la poesia
  • Giovanni Izzo e Andrea Meccia per la fotografia

Il premio ai vincitori delle tre sezioni consisterà nella pubblicazione dei loro lavori.

La pubblicazione conterrà anche gli interventi della Tavola Rotonda “Danilo Dolci, Antropocene e Legalità” e sarà curata dal Comitato editoriale “Costruire la Città Terrestre”

La valutazione e la scelta degli elaborati sono insindacabili.

SCARICA IL PDF DEL BANDO DI CONCORSO:

Concorso_Costruire-la-Città-Terrestre

VII. Semi di Cittadinanza

A venticinque anni dall’autobomba, l’evento gravissimo che colpì la nostra comunità, sempre poco ricordato, a Terlizzi si torna a parlare di temi importanti grazie alla VII Edizione del Festival per la Legalità, promosso da Città Civile.  L’evento è stato caratterizzato, oltre che dalla presenza dei diversi e importanti ospiti, dagli studenti della 3b del Liceo Scienze Umane opzione economico sociale, che hanno attivamente partecipato all’organizzazione della manifestazione.  La partnership con il Polo Liceale T. Fiore – C. Sylos ha altresì permesso di avviare progetto di alternanza scuola-lavoro “Scuola di Cittadinanza” che vede coinvolti gli stessi studenti.

Una parola di speranza per i giovani? Emigrate”, ha affermato Pier Camillo Davigo, il “dottor sottile” del pool di Mani Pulite, oggi presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione, ospite della kermesse sulla legalità.  Quella di Davigo è stata una provocazione, a margine della presentazione del suo libro, dal titolo altrettanto provocatorio, In Italia violare la legge conviene (Laterza), intervistato da Piero Ricci, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, all’interno di uno scenario suggestivo come quello del Chiostro delle Clarisse di Terlizzi. Che si sia trattato di un paradosso lo dimostra proprio l’edizione di quest’anno, chiamata Semi di Cittadinanza perché incentrata su un progetto triennale di alternanza scuola-Lavoro realizzato con i ragazzi della terza B indirizzo Economico Sociale del Polo Liceale Fiore – Sylos di Terlizzi.

La serata d’apertura, il 4 maggio, è stata dedicata a “Venti anni di Avviso Pubblico”, una rete di amministratori locali che con azioni concrete e aderendo ad un codice etico molto stringente si impegnano per promuovere la cultura della legalità, della cittadinanza attiva e di un’amministrazione pubblica trasparente. Con la speranza di vincere l’ormai radicato pregiudizio negativo per cui tutti gli amministratori pubblici sono “disonesti”. Tra i relatori, oltre al presidente di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani, il primo cittadino di Bitonto Michele Abbaticchio.  Entrambi hanno portato le testimonianze di esperienze vissute sul campo, con tutte le difficoltà che derivano quando si sceglie di stare dalla parte della legalità, esponendosi di fatto a tiri mancini e minacce pericolose. Il senso di responsabilità, però, li sprona ad agire per la salvaguardia del territorio, scardinando i muri intrisi di dominio, prevaricazione e corruzione.

Il 24 maggio, la terza serata del Festival, è stato dedicato alla storia con la presentazione del libro Il puzzle Moro (Chiarelettere) di Giovanni Fasanella,  giornalista ed esperto di inchieste roventi sugli anni più bui della nostra repubblica. Fasanella è stato giornalista de L’Unità a Torino proprio negli anni caldi del terrorismo alla fine degli anni ’70, per passare quindi a Panorama. Adesso si occupa esclusivamente di saggistica e questa sua ultima opera, a quarant’anni dal delitto Moro, si distingue dai tanti libri usciti in questa ricorrenza per aver portato alla luce interessanti ed esclusivi documenti desecretati dell’intelligence inglese e statunitense.

La serata di chiusura il 26 maggio è stata dedicata ad un convegno internazionale, dal titolo “Legalità e Antropocene”, dedicato alla figura di Danilo Dolci,  profeta della cittadinanza attiva nella miseria della Sicilia degli anni ’60, chiamato il Gandhi della Sicilia, sociologo, poeta, educatore e attivista della non violenza, promotore della prima esperienza di radio libera in Italia con quella “Radio Poveri Cristi”, che prima di ispirare la più famosa Radio Aut di Peppino Impastato, attirò l’attenzione di numerosi e grandi intellettuali italiani, come Piero Calamandrei e Aldo Capitini, e stranieri, come Bertrand Russel, Jean Piaget ed Erich Fromm.  L’evento organizzato grazie al contributo degli studenti del Polo Liceale T. Fiore – C. Sylos di Terlizzi nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro “Scuola di Cittadinanza”, ha visto gli interventi di En Dolci, figlio di Danilo Dolci, e di Abele Longo, professore della Middlesex University di Londra, ma pugliese di origine.

L’edizione di quest’anno è stata anche insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il valore dell’iniziativa.  “Si tratta di un grande motivo di orgoglio”, dichiarano gli organizzatori, sottolineando che “non si tratta di uno dei tanti festival della legalità, ma “per” la legalità, perché non si hanno modelli da proporre, bensì percorsi da condividere”. 

GALLERIA FOTO:

A Terlizzi arriva Piercamillo Davigo

Terlizzi, Piercamillo Davigo alla VII Edizione del Festival per la Legalità

Venerdi 18 Maggio 2018, ore 20, presso il Chiostro delle Clarisse di Terlizzi (Ba) Piercamillo Davigo parteciperà al convegno “legalità e costituzione” insieme al segretario regionale CGIL Pino Gesmundo ed al Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Puglia Piero Ricci.

La serata, come tutti gli altri appubtamenti del Festival, è coorganizzata dalla 3B del Polo liceale T.Fiore-C.Sylos di Terlizzi.

Evento Facebook:

https://www.facebook.com/events/193122961498515/?ti=cl

Sono trascorsi ventisei anni dall’avvio dell’inchiesta Mani pulite, e ancora oggi le prime pagine dei giornali raccontano quotidianamente di casi di corruzione che coinvolgono i livelli più alti del mondo politico, economico e finanziario italiano. Non è cambiato nulla dal 1992? O sono cambiati solo gli attori, a fronte degli identici meccanismi che regolano efficacemente il malaffare?

Piercamillo Davigo, uno dei protagonisti della stagione di Tangentopoli, al centro del dibattito giudiziario e politico nel suo recente ruolo di presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, offre in questa sua recente pubblicazione una chiara e lucida analisi del fenomeno tracciando il quadro di un vero e proprio sistema criminale, che non potrà mai essere smantellato con le sole armi della giustizia penale.

Piercamillo Davigo, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, è presidente di Sezione della Corte Suprema di Cassazione, in servizio alla Seconda Sezione penale dal 2005. Entrato in Magistratura nel 1978, è stato assegnato al Tribunale di Vigevano con funzioni di giudice, poi dal 1981 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano con funzioni di sostituto procuratore. Dal 1992 ha fatto parte del pool Mani pulite, trattando procedimenti relativi a reati di corruzione e concussione ascritti a politici, funzionari e imprenditori. Dal dicembre del 2000 è stato consigliere della Corte d’Appello di Milano.

SEMI DI CITTADINANZA – A Maggio la VII Edizione del Festival per la Legalità. Il programma

Giunge alla sua VII edizione il Festival per la legalità, la kermesse annuale promossa dall’Associazione Festival per la Legalità Città Civile”,  che arricchirà la primavera di Terlizzi nel mese di maggio con quattro imperdibili appuntamenti presso il Chiostro delle Clarisse. Insieme a personalità di spicco della scena pubblica, si dialogherà su temi di particolare interesse sociale stimolando curiosità e riflessioni in uno spirito di aggregazione e condivisione.

La serata d’apertura, il 4 maggio, è dedicata a “Venti anni di Avviso Pubblico”, una rete di enti locali che concretamente si impegnano per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, in virtù di un’amministrazione trasparente.  Parteciperà il coordinatore nazionale di Avviso Pubblico Pierpaolo Romani. Tra i relatori il sindaco di Bari, nonché presidente ANCI, Antonio Decaro,  il primo cittadino di Bitonto Michele Abbaticchio, nonché Vice Presidente della rete Avviso Pubblico e Mario Dabbicco, coordinatore di Libera Puglia.

Super ospite Piercamillo Davigo presidente della II sezione penale presso la Corte Suprema di Cassazione, che incontrerà i cittadini in data 18 maggio per discutere di “Legalità e Costituzione”. Ad affiancarlo durante l’intervento saranno Piero Ricci, presidente dell’ordine dei giornalisti della Puglia, e Giuseppe Gesmundo, segretario regionale CGIL.

All’insegna della memoria storica, la sera del 24 maggio vedrà  protagonista Giovanni Fasanella, giornalista e saggista italiano che in passato ha lavorato al quotidiano l’Unità, poi a Panorama per dedicarsi in seguito esclusivamente alla scrittura, al cinema e alla tv. Presenterà il suo libro “Il puzzle Moro”, ripercorrendo la tragica vicenda sull’omicidio del leader DC attraverso l’analisi di documenti inglesi e americani desecretati.

A chiudere il Festival il 26 maggio, la convention su “Legalità e Antropocene”, organizzata grazie al contributo degli studenti del Polo Liceale T. Fiore – C. Sylos di Terlizzi  nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro “Scuola di Cittadinanza”. Interverrà, En Dolci,  figlio di Danilo Dolci, il Gandhi della Sicilia, ovvero sociologopoetaeducatore e attivista della non violenza. Si discuterà delle complessità dell’epoca in cui viviamo, nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche.

Gli studenti del Polo Liceale di Terlizzi visitano i beni confiscati alla mafia

I ragazzi della 3Bes del polo liceale di Terlizzi e della “scuola di cittadinanza” promossa con l’Associazione “Festival per la legalità” visitano il Laboratorio di Legalità “Francesco Marcone”, bene confiscato alla mafia e gestito dalla Cooperativa sociale “Pietra di scarto” di Cerignola.

Fondata nel Novembre del 1996 è una Cooperativa Sociale di produzione e lavoro per l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà. Sin dalla sua fondazione gestisce un Bottega del Mondo “Stesso Sole” che negli anni è diventata sempre più punto di riferimento per tutta la Capitanata. Si occupa di promuovere il consumo critico, il commercio equo e solidale e l’antimafia sociale attraverso interventi nelle scuole e l’organizzazione di eventi e momenti di incontro per la città.

Dal 2010 gestisce un terreno agricolo confiscato alla mafia su cui vengono prodotte le olive DOP “Bella di Cerignola” e si crea occupazione per uomini e donne in difficoltà. Il bene confiscato è intitolato alla memoria di Francesco Marcone, ucciso il 31 marzo 1995 dalla mafia foggiana.

Le olive prodotte sono attualmente distribuite nel circuito Altromercato con il marchio “Solidale Italiano”

Un grazie a Pietro Fragasso per averci raccontato la loro esperienza.
L’antimafia è gioia di vivere!